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Ministro Roberto Maroni
20.10.2008
La 'ndrangheta fattura 45 miliardi di euro all'anno. Maroni: «Il problema non è inviare più uomini, l'attacco vero è l'attacco ai patrimoni»
Il ministro dell’Interno a Catanzaro, al convegno di Confindustria su 'Sviluppo e sicurezza nel Mezzogiorno', propone norme più efficaci per la confisca e la messa a disposizione dei beni mafiosi
I patrimoni mafiosi non sono costituiti soltanto da soldi o da immobili, ma includono molte aziende regolari nelle quali la criminalità organizzata investe grandi masse di denaro mettendo fuori dal mercato le imprese sane. Convegno Confindustria Calabria«L'attacco vero alla criminalità organizzata, che può segnare la svolta, è l'attacco ai patrimoni» ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni oggi a Catanzaro al convegno di Confindustria su 'Sviluppo e sicurezza nel Mezzogiorno'.
«È di 45 miliardi di euro il fatturato annuale della 'ndrangheta spa. Quasi tre punti del pil nazionale» ha riferito Maroni il quale, proprio per contrastare con più incisività tale accumulo di ricchezze, ha introdotto norme più incisive per il sequestro, la confisca e la messa a disposizione dei beni dei mafiosi. «È l'insegnamento di Falcone - ha detto il ministro - ed è quello che abbiamo iniziato a fare con il pacchetto sicurezza». Inoltre, per potenziare la capacità di aggressione ai patrimoni, ha spiegato Maroni, «stiamo studiando strumenti senza precedenti in collaborazione con l'Fbi».
Sull'iniziativa di Confindustria Sicilia di espellere chi non denuncia il pizzo il ministro ha dichiarato che «è la strada giusta». «Dobbiamo coinvolgere le imprese per respingere l'attacco della criminalità» ha detto. «Chi denuncia il pizzo non lotta solo per non pagare, ma combatte una criminalità che vuol far passare l'idea che è in grado di garantire la sicurezza. Così non è». Su questo tema il ministro ha annunciato la preparazione di un disegno di legge sulla sicurezza che produrra l'obbligo di denuncia per gli imprenditori aggiudicatari di appalti pubblici. «La sanzione - ha precisato Maroni - non sarà certo il carcere per i titolari di imprese, ma l'esclusione dagli appalti per un certo periodo di tempo».
Riguardo al problema della droga, che ha trovato nel porto di Gioia Tauro il suo ingresso principale, Maroni ha spiegato che la 'ndrangheta è stata scelta come referente dai cartelli colombiani per il traffico di stupefacenti. «Sui 45 miliardi di euro di fatturato della criminalità organizzata - ha specificato Maroni - il 60% viene dal narcotraffico». Su questo specifico argomento il ministro Maroni ha rivolto un invito al presidente della Regione Agazio Loiero, e a quello di Confindustria Calabria Umberto De Rose, a «fare una riflessione insieme per focalizzare quali iniziative sono da prendere sul porto di Gioia Tauro».
Maroni ha poi spiegato che: «Il problema non è quello delle risorse: ci sono un miliardo e 200 milioni di euro europei da spendere». «Abbiamo sviluppato con le autorità locali interventi per contrastare la criminalità, ristabilire sicurezza e operare sulle infrastrutture anche materiali - ha proseguito. Queste risorse sono a disposizione, il problema è che non si riesce a spendere in modo sistemico, si fanno piccoli interventi che non rendono. In questo senso il Pon sicurezza 2007-2013 è la sfida vera che abbiamo davanti e che dobbiamo vincere. Anche nella Finanziaria ci sono 100 milioni di euro destinati alla sicurezza urbana».
«Con il federalismo fiscale - ha poi osservato Maroni - si va profilando un sistema che rende più efficace la spesa, ma certamente comporterà più impegno». Il federalismo fiscale, infatti, «attuerà il principio della responsabilità» e «realizzerà un atteggiamento culturale e politico aperto con riverberi positivi sui servizi a favore dei cittadini».
Al convegno hanno partecipato la presidente dell'Associazione degli Industriali Emma Marcegaglia, il presidente della Regione Agazio Loiero e numerosi rappresentanti delle istituzioni, dei sindacati, delle forze dell'ordine e del mondo commerciale e imprenditoriale.
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