venerdì 27 febbraio 2009

Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Calabria, Parte 2



Filiera Biomasse
Analisi swot
I punti di forza della filiera di biomasse in Calabria si possono identificare in:
Fase Agricola
· vocazione forestale della Regione per la presenza di una superficie boscata elevata che
pone la Calabria tra le Regioni italiane forestalmente più interessanti in termini
produttivi;
· buon potenziale di utilizzazione dei prodotti non legnosi del sistema forestale;
· presenza di numerose specie legnose, in relazione alla spiccata biodiversità del
territorio, dovuta alla eterogeneità climatica, altimetrica, morfologica e
geopedologica;
· presenza di specie ligno-cellulosiche a rapida crescita come pioppo ed eucalipto, che
determinano un minor impatto ambientale grazie a tecniche colturali proprie delle
colture a breve rotazione forestale rispetto alle tradizionali;
· buona presenza e potenzialità di colture amidacee e zuccherine con le quali è possibile
alimentare impianti di produzione di energia rinnovabile;
· compatibilità pedo-climatica per le colture ad alto rendimento (es. sorgo, mais) e che
si inseriscono facilmente negli ordinari avvicendamenti produttivi presenti nelle
aziende;
· presenza di un buon patrimonio culturale e professionale per le colture atte alla
produzione di biomasse (barbabietola, mais);
· migliore gestione dello spazio rurale con potenziali effetti positivi sul piano
paesaggistico e sulla salvaguardia della flora e fauna selvatica per l’utilizzo di pratiche
colturali meno intensive;
· valore multifunzionale della filiera biomassa nelle aree interne della regione che
consente il contenimento dei processi di abbandono delle aree meno competitive della
regione ma interessate da ampie superfici forestali; inoltre l’aumento delle superfici
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
36
boschive per la produzione di biomassa favorisce la protezione dei suoli dai fenomeni
erosivi.
Fase Trasformazione/Commercializzazione
· buona presenza territoriale degli impianti di trasformazione dei materiali legnosi in
energia elettrica;
· elevata capacità di trasformazione delle centrali che attualmente sono alimentate
anche con biomassa proveniente da altri paesi;
· buona disponibilità di scarti di lavorazione del settore agroindustriale (industrie
agrumarie, olefici, caseifici, ecc.), per la produzione di biomassa.
Le opportunità individuate per la filiera di biomasse sono:
· disponibilità di nuove tecnologie e sistemi di produzione di energia alternativa che
assicurano un migliore rendimento delle biomasse e una buona redditività anche per
gli impianti di piccole dimensioni;
· superfici forestali in tendenziale aumento a seguito dell’abbandono di aree agricole e
pascoli;
· crisi della settore della produzione del legno favorisce l’aumento della produzione di
biomassa forestale;
· necessità dei produttori agricoli di trovare alternative di produzione e/o di sbocchi di
mercato alle colture cerealicole non più redditive;
· previsione di un aumento degli incentivi comunitari per la produzione di coltivazioni
energetiche anche sui terreni a set-aside;
· presenza di un distretto energetico regionale (Crotone) in cui potere avviare più
velocemente una efficace integrazione di filiera.
I punti di debolezza che determinano inefficienze in tutti i livelli della filiera con una
conseguente perdita di competitività dell’intero comparto ed in particolare:
Fase agricola
· la Calabria per le sue condizioni geologiche morfologiche e climatiche è soggetta a
fenomeni di dissesto idro-geologico; pertanto è necessario individuare delle razionali e
mirate politiche di sfruttamento della risorsa boschiva;
· estrema frammentazione della proprietà e scarsa presenza di aziende specializzate
nella produzione forestale;
· morfologia accidentata di alcuni soprassuoli che rende particolarmente onerosa e
difficoltosa la loro gestione e l’approvvigionamento della biomassa forestale;
· scarso ricambio generazionale all’interno delle imprese forestali;
· scarsa disponibilità di strumenti per la conoscenza e il controllo delle foreste regionali;
· i boschi realizzati a seguito degli interventi di rimboschimento sono spesso
abbandonati alla loro evoluzione naturale e non sono oggetto delle necessarie cure
colturali. Tutto ciò determina un prelievo di materiale legnoso disorganico e modesto,
valutabile intorno al 50% di quello potenziale;
· insufficiente sperimentazione produttività del pioppo in ambienti mediterranei;
· scarso sviluppo della coltura di sorgo soprattutto quello zuccherino;
· incertezza circa la reale redditività delle diverse colture per la produzione di biomassa;
· incertezza dei produttori ad avviare in tempi brevi una riconversione produttiva del
proprio ordinamento colturale;
· scarsa presenza di un sistema associativo organizzato per la concentrazione
dell’offerta nei diversi comprensori regionali.
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
37
Fase di Trasformazione/Commercializzazione
· attività di trasformazione scarsamente integrata con la produzione regionale;
· prezzo d’acquisto del legname nazionale o regionale, troppo elevato fino al punto da
non rendere conveniente la sua utilizzazione favorendo quindi l’importazione di
biomassa da altri paesi extraeuropei;
· assenza di impianti di trasformazione di medie dimensioni che grazie alle nuove
tecnologie disponibili assicurano una buona redditività e rappresentano una buona
integrazione al reddito dei produttori agricoli assicurando al contempo lo sfruttamento
di prodotti e sottoprodotti di origine regionale in maniera diffusa su tutto il territorio;
· mancanza di piccoli impianti aziendali capaci di soddisfare i fabbisogni energetici
dell’impresa assicurando una riduzione dei costi di produzione/trasformazione dei
prodotti agricoli.
Le minacce principali che sono state individuate per la filiera di biomasse sono:
· scarso interesse per le attività legate alle utilizzazioni del settore forestale derivanti
dalla stagionalità del lavoro e dallo scarso valore economico del legname ottenibile
per usi di falegnameria;
· rischio di perdita delle professionalità acquisite dai produttori nella coltivazione della
barbabietola da zucchero;
· elevato numero di incendi forestali per protesta ad eccessivi vincoli, incuria ed abusi
dei visitatori;
· aumento delle pressione competitiva per la fornitura della biomassa (legno) in ambito
internazionale;
· sviluppo e diffusione di altre fonti energetiche concorrenti (solare, idrico, eolico);
· alti costi di utilizzazione dovuti alla orografia delle superfici boscate, alla necessità
della difesa fisica dell’ambiente che impone sistemi di utilizzazione per piccole
superfici, aggravate dalle difficoltà di esbosco.
I bisogni della filiera
· Aumentare la disponibilità della biomassa forestale su base regionale nel rispetto
delle esigenze ambientali e paesaggistiche del territorio.
· Favorire la creazione di iniziative di filiera nelle diverse aree del territorio regionale.
· Incentivare accordi tra i produttori e le imprese di trasformazione già operanti sul
territorio regionale.
· Valorizzare l’impiego dei sottoprodotti aziendali (potature, reflui zootecnici, ecc.) e
agroindustriali (pastazzo, sanse, acque di vegetazione, siero lavorazione formaggi,
ecc.).
· Migliorare la competitività in termini di prezzo della biomassa di origine regionale.
· Favorire la formazione/informazione degli operatori agricoli.
I servizi a supporto dell’agricoltura
Il rinnovamento del settore agricolo deve necessariamente essere accompagnato da una
riorganizzazione dei Servizi di Sviluppo Agricolo. La mancanza di una efficiente rete di
servizi di sviluppo a supporto dell'agricoltura certamente non facilita il cambiamento e
l'introduzione delle innovazioni.
L’Agenzia regionale per i servizi di sviluppo agricolo (ex Ente di sviluppo agricolo) ha un
ruolo preminente nell'ambito dei servizi per l'agricoltura della regione Calabria. Il legislatore
infatti, nel mettere a punto il sistema organizzativo derivante dal reg. CEE 270/79 e dal Piano
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
38
nazionale sui servizi, ha sempre posto tale istituzione in una posizione centrale rispetto alle
numerose iniziative, ai cospicui finanziamenti e alla consistente quantità di risorse umane
movimentatesi nell'Italia meridionale e, di conseguenza, anche nella regione Calabria negli
ultimi 20 anni.
Il quadro complessivo che emerge è quello di un sistema calabrese in costante crescita (dalla
metà degli anni ottanta ad oggi) sia in termini di quantità di risorse e di attività che in termini
di qualità dei contenuti.
Dopo una prima fase di assestamento relativa al periodo precedente all'approvazione della
prima legge organica sui servizi (1992), le attività di sperimentazione, divulgazione e
supporto tecnico hanno assunto carattere di continuità e di organicità, nonché si è potuto
verificare un miglioramento della qualità professionale del personale. Un aspetto
problematico continua tuttavia ad essere l'isolamento dell'attività di servizio rispetto al mondo
della ricerca da un lato e alla gestione della politica dall'altro.
Qualche elemento di novità si può segnalare con l'avvio delle attività legate all'attuazione del
Quadro Comunitario di Sostegno 2000/2006. In questa fase l'Agenzia e il personale dei servizi
sono stati coinvolti nelle attività di programmazione delle politiche di sviluppo e dai testi dei
programmi si evince una maggiore chiarezza circa il ruolo e l'importanza dei servizi.
Aspetto cruciale per il sistema dei servizi della Calabria sta nella sua natura eminentemente
pubblica in quanto i finanziamenti di tutte le attività, anche quelle realizzate dalle
Organizzazioni professionali, derivano da fondi regionali, nazionali e comunitari e non esiste
alcuna forma di partecipazione finanziaria delle imprese agricole. Infatti con la conclusione al
31/12/2001 degli interventi promossi dal Quadro Comunitario di Sostegno 1994/1999, la
Commissione Europea ha deciso di interrompere un canale di finanziamenti verso i servizi
delle Regioni meridionali che non aveva avuto soluzione di continuità sin dai primi anni
ottanta e che è stato il principale stimolo per la strutturazione di un sistema dei servizi in
queste Regioni. La sfida dei prossimi anni sarà quella di gestire questa fase di transizione
concentrandosi sulle modalità e gli strumenti per rendere il sistema più efficace ed efficiente e
per cominciare a programmare una partecipazione degli imprenditori alle spese connesse.
L’attività relativa ai servizi di sviluppo in agricoltura si svolge in Calabria secondo quanto
disposto dalla legge n.° 11/92 ed in conformità al regolamento 270/79, come modificato dal
regolamento 1760/87. I principi ed i contenuti della legge 11/92 sono stati fatti propri della
legge regionale 15/93 istitutiva dell’Agenzia regionale per lo sviluppo ed i servizi in
agricoltura. Un’agenzia che, per come si dirà in modo più puntuale successivamente, ha un
ruolo centrale e strategico nella programmazione, nella organizzazione e gestione degli SSA
(Servizi di Sviluppo Agricolo).
La legge sulla regolamentazione e articolazione dei servizi è stata abrogata e sostituita con la
legge n° 19 del 26 luglio 1999, che ne ripropone la filosofia, l'impianto, la strutturazione dei
segmenti dei servizi e degli Enti gestori: accentuando, però, il ruolo dei servizi pubblici
rispetto a quelli dei privati e quindi dell'ARSSA, specialmente per quanto attiene alla
divulgazione. Sostanzialmente la nuova legge prevede l'inserimento dei divulgatori formati
dalle OO.PP., ai sensi del Regolamento 1760/87 e gestiti dalle stesse, nel ruolo della
divulgazione dell'ARSSA.
I divulgatori possono prestare la loro attività, con apposite convenzioni, presso le stesse
Organizzazioni. La descrizione dei servizi erogati continuerà, nonostante la nuova legge, a far
riferimento alla legge 11/92.
Articolazione dei SSA:
· ricerca di interesse regionale e sperimentazione
· divulgazione agricola
· formazione
· servizi tecnici di supporto.
Soggetti titolari delle attività:
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
39
· per la ricerca e sperimentazione, l'ARSSA, che la svolge nelle proprie e nelle aziende
private che mettono a disposizione le superfici a titolo gratuito, le Università, gli Enti
di ricerca e sperimentazione e altri organismi ritenuti idonei dalla Giunta Regionale;
· per la divulgazione agricola l'ARSSA e le OO.PP.
· per la formazione.l'ARSSA ed Enti particolarmente qualificati
· per i Servizi Tecnici di Supporto l'ARSSA.
Tutta l'attività dei SSA è stata programmata secondo Piani Annuali e Programmi triennali,
che, spesso, sono rimasti incompleti per la mancanza di collaborazione dell'Assessorato
all'Agricoltura e dell' Assessorato alla Formazione per le parti relative alla sperimentazione e
alla formazione.
La legge regionale n. 11 del 2003 all’art. 16 delinea le funzioni ed i compiti dei Consorzi di
Bonifica e riconosce l’U.R.B.I. quale organismo di coordinamento.
Ricerca e sperimentazione
L’attività di ricerca, in Calabria, non è finalizzata a un progetto complessivo di sviluppo, ma è
distribuita in mille rivoli e condotta in molti centri scollegati fra loro. La finalizzazione dei
risultati dipende più dalla provenienza del finanziamento che dai bisogni reali del territorio
calabrese, e anche quando questi coincidono, i risultati restano fini a se stessi e non vengono
utilizzati per risolvere i problemi esistenti. Tutto questo perché il dato, spesso, non è adatto
alle problematiche aperte, ma anche perché l'adozione non è sostenuta quanto la ricerca. E’
necessario creare un sistema più organico che faciliti e istituzionalizzi il rapporto tra enti di
ricerca, divulgatori, agricoltori e finanziatori in un circuito circolare in modo che l’offerta e la
domanda di servizi siano il più possibili funzionali ai bisogni dell’agricoltura. I dati Istat
indicano una spesa pubblica in percentuale del PIL dello 0.38% nel 2003, rispetto a medie
dello 0,56% nel Mezzogiorno e dello 0.58% nazionale. Seppur cresciuta la spesa pubblica in
R&S (Ricerca e Sviluppo) è ancora molto inferiore alle altre ripartizioni e molto lontana
dall’obiettivo del 3% fissato per il 2010 dalla Strategia di Lisbona. La spesa privata pari allo
0.02% del PIL, rispetto al 0,22% del Mezzogiorno e al 0,54% italiano, è, invece, la più bassa
tra le regioni italiane, ad indicazione di un grave ritardo nella diffusione dell’innovazione nel
sistema produttivo. La ricerca è svolta soprattutto nelle università ed è poco orientata ai
bisogni delle imprese.
In merito ai finanziamenti si precisa che gli interventi legati al campo della ricerca saranno
finanziati solo dal FESR. I suddetti interventi saranno individuati sulla base delle domande di
innovazione provenienti dal mondo agricolo e finalizzati a sostenere la competitività
dell’agricoltura calabrese con riguardo alle fasi di trasformazione, confezionamento
(packaging) e commercializzazione, anche per la filiera bioenergia.
Organismi attuatori
L’attività di ricerca e di sperimentazione è condotta per 1'80% nelle tre Università calabresi:
l'Università della Calabria di Cosenza, l'Università Mediterranea di Reggio Calabria e
l'Università della Magna Grecia di Catanzaro.
Oltre ai tre poli universitari operano 7 Centri e Istituti del CNR, 2 sezioni dell'Istituto
Nazionale di Fisica della Materia e dell'Istituto di Fisica Nucleare, 4 Istituti Sperimentali del
Ministero delle Politiche Agricole (Istituto Sperimentale per l'Olivicoltura, Istituto
Sperimentale per l'Agrumicoltura Sez. di Reggio Calabria, Istituto Sperimentale di
Selvicoltura Sez. di Cosenza, Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del suolo di
Catanzaro), 1 stazione Sperimentale del Ministero dell'Industria ed i Centri Sperimentali
Dimostrativi dell'ARSSA.
L’attività di ricerca e sperimentazione del settore agricolo viene condotta, essenzialmente, in
questi Centri con prevalenza presso l'Università Mediterranea di Reggio Calabria - Facoltà di
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
40
Agraria, gli Istituti Sperimentali del MiPA, i Centri Sperimentali dell'ARSSA e alcuni
Consorzi e Associazioni a valenza regionale come l'Associazione Provinciale Giovani
Agricoltori, Consorzio Jonico - Sviluppo Economico, Associazione Agricoltori Biologici,
Associazione Cerealicoltori, Consorzio Vinicolo Calabrese (CoVi.Cal.), Consorzio
Bergamotto ecc.
Contenuti ed obiettivi della Ricerca
Si tratta di un'attività molto cospicua, con temi di carattere generale e specifici, che affrontano
tutti gli aspetti del processo produttivo, degli allevamenti, della trasformazione, della difesa,
dell'ambiente, della gestione del suolo, della valorizzazione e commercializzazione dei
prodotti. Sono centinaia di temi, i cui contenuti si possono discernere dai filoni di seguito
indicati e finanziati con l'obiettivo, prioritario, di ammodernare l'agricoltura calabrese, ridurre
i costi di produzione e l'impatto ambientale dell'attività agricola ed, inoltre, produrre cibi sani
ad alto valore aggiunto.
I principali filoni di ricerca riguardano:
· il miglioramento della tecnica colturale e della tecnica di allevamento
· la meccanizzazione delle operazioni del processo produttivo e la messa a punto delle
macchine operatrici
· la gestione razionale delle risorse idriche e della loro distribuzione
· la razionalizzazione dei fabbricati rurali, nuovi o riutilizzati, ed il miglioramento delle
condizioni di vita degli animali
· lo studio del suolo e la elaborazione cartografica per la gestione del territorio e per
l'ottenimento di produzioni di qualità
· la caratterizzazione e la valorizzazione delle produzioni agricole con particolare
riferimento a quelle tipiche
· l'ottimizzazione dei processi di trasformazione agro-industriali
· lo studio di natura chimico, biologico e fisiologico sul comportamento delle piante e
dei fenomeni che intervengono durante la fase di vegetazione, compresi quelli
derivanti dalla interazione con il sistema suolo
· la diffusione di allevamenti alternativi e dell'acquacoltura
· l'orientamento varietale e l'introduzione di colture innovative non eccedentarie
· la difesa degli allevamenti
· la difesa delle colture con particolare attenzione a quella afferente la tecnica di
coltivazione integrata e biologica
· la conservazione del germoplasma di razze e cultivar autoctone, risanamento e
miglioramento
· l'introduzione di tecniche innovative sia di processo che di prodotto
· lo studio di sistemi agricoli locali per la messa a coltura delle aree marginali e lo
sviluppo dei comprensori rurali
· indagini di natura socio-economica della realtà agricola calabrese legate alle politiche
agricole
· la messa a punto delle tecniche di trasformazione dei prodotti agricoli, di estrazione
dei succhi o delle essenze
· la utilizzazione e valorizzazione dei residui agricoli e delle industrie agro-alimentari,
ivi comprese le acque di vegetazione
· le tecniche di sterilizzazione del suolo alternative alla fumigazione
· lo studio la valorizzazione e la difesa del patrimonio boschivo calabrese ivi comprese
la castanicoltura e l'arboricoltura da legno.
Committenza
La committenza non nasce, se non in minima parte, dai bisogni del mondo agricolo, ma
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
41
discende dai filoni del finanziamento pubblico. Vero è che vengono affrontate tutte le
tematiche relative all'attività agricola, ma la mancanza di rapporto con l'imprenditoria
agricola fa trascurare gli aspetti applicativi che pregiudicano la diffusione e l'adozione da
parte degli utenti.
Considerazioni conclusive
In conclusione si può affermare che la ricerca in Calabria è sostanziosa per filoni, temi di
ricerca, risorse e Centri impegnati. Ma resta in piedi il problema del collegamento con gli altri
segmenti dei SSA e con le imprese. La frammentazione del sistema implica un'attività svolta
in compartimenti stagni, autoreferenziale e asfittica nel rapporto con gli altri, che, aggiunta
alla debolezza del sistema strutturale e imprenditoriale calabrese, determina condizioni di
estrema precarietà rendendo difficile l'attivazione di complementarità operative e di sinergie,
la diffusione dei risultati e l'adozione da parte delle imprese. Infatti, l'offerta di servizi a
sostegno della innovazione e del trasferimento tecnologico, guidato sostanzialmente dal
pubblico, non ha prodotto un impatto visibile sul sistema delle imprese. E mancata, altresì,
una strategia regionale che favorisse la specializzazione e, nel contempo, la cooperazione fra
gli attori locali.
La messa in rete del sistema innovativo regionale è urgente e indifferibile. Un obiettivo che
va perseguito con impegno e determinazione da parte di tutti e va sorretto da una forte
volontà politica.
Divulgazione
L’analisi della attività di divulgazione ha posto l'accento sugli aspetti ritenuti più rilevanti di
seguito approfonditi.
Soggetti attivi sul territorio
La legge 19/99, come precedentemente riferito, disciplina i Servizi di Sviluppo Agricolo e
sostituisce la 11/92 di cui ne conferma la filosofia e i principi. Questa norma, inoltre, e
assegna la competenza all'ARSSA (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e per i Servizi in
Agricoltura), alle Organizzazioni Professionali, alle Università e istituti di Ricerca, nonché ad
altri soggetti ritenuti idonei dalla Giunta Regionale, secondo un sistema integrato, in coerenza
con i principi fissati dai Regolamenti CEE 270/79 e 1760/87. Mentre la Regione Calabria
mantiene un ruolo di indirizzo, di vigilanza e di controllo.
Regione
La Regione non effettua la gestione diretta dei servizi, come avviene in tante altre realtà, ma
li affida ai soggetti di cui prima.
Il servizio è accentrato nell'Assessorato e non ha articolazioni periferiche, atteso che gli
Ispettorati Provinciali e gli Uffici Agricoli di Zona non si occupano dell’assistenza nemmeno
per gli aspetti burocratici.
L’Amministrazione regionale, attraverso il Dipartimento competente dell'Assessorato
all'Agricoltura, esercita il diritto di vigilanza e di controllo sul corretto impiego dei
divulgatori e delle risorse finanziarie (art. 10), ed orienta le scelte tecnico-economiche e
tecnico-scientifiche mediante l'approvazione dei Programmi Triennali e dei Piani Annuali,
predisposti dall'ARSSA (art. 9).
Agenzia Regionale per lo Sviluppo e per i Servizi in Agricoltura
L’A.R.S.S.A., ente strumentale della Regione Calabria, ha competenza sull'intero territorio
calabrese e, ai sensi della legge istitutiva n° 15/93, ha come finalità quella di favorire
l'ammodernamento, lo sviluppo e il potenziamento dell'agricoltura calabrese. In particolare
l'art. 2 della legge istitutiva n° 15/93 le assegna i seguenti compiti:
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
42
· Concorre alla elaborazione del Piano Regionale di sviluppo per il settore
· Promuove, organizza, coordina e gestisce i servizi di competenza, sulla base dei Piani
annuali e dei Programmi triennali previsti dalla legge 19/99, in collaborazione con
Enti, Istituti e Università operanti, prevalentemente, sul territorio regionale
· Promuove la sperimentazione e la diffusione di tecniche produttive biologiche e di
altre tecniche ecompatibili
· Promuove l'istituzione di campi sperimentali, campi di orientamento produttivo e
campi catalogo, nonchè di aziende dimostrative e di centri di ricerca applicata
· Fornisce assistenza tecnica e contabile alle organizzazioni cooperative e associative
dei produttori agricoli
· Provvede al riordino ed alla composizione fondiaria, favorendo la costituzione di
aziende agricole in grado di conseguire adeguati livelli di reddito, con particolare
riguardo a quelle suscettibili di conduzione associata
· Completa le attività a residuo previste dall'art. 9 della legge 386/76, i compiti residui
della riforma fondiaria e le attività ad esaurimento afferenti le gestioni speciali di
aziende agro alimentari realizzate o rilevate negli anni 70-80
L'organizzazione funzionale e territoriale dell'A.R.S.S.A. è dettata dalla legge 19/99, che
prevede:
· 24 Centri di Divulgazione Agricola (Ce.D.A.), articolati sull'intero territorio calabrese,
per aree omogenee a sviluppo integrato, ove operano i divulgatori agricoli
· 11 CSD (Centri Sperimentali Dimostrativi), aziende generalmente di circa 100 ha, in
cui viene condotta l'attività sperimentale, dimostrativa e di collaudo
· 10 Centri di Sviluppo Agricolo (Ce.S.A.), costituenti l'aggregato a livello territoriale,
di tutti i servizi di sviluppo (Ce.D.A., CSD, Servizi Tecnici di Supporto), e ne sono il
riferimento amministrativo.
I Servizi forniti dai Privati
OO.PP.AA.
Confcoltivatori, Confagricoltura, Coldiretti e Copagri attualmente si avvalgono, per i servizi
di assistenza ai propri associati, dei divulgatori ARSSA impegnati su progetti specifici di
attività. Questi ultimi vengono concordati preventivamente con l’Agenzia attraverso apposite
convenzioni.
I Servizi forniti direttamente dalle strutture suddette ai propri associati, sono afferenti
prevalentemente alla consulenza fiscale, previdenziale, e finanziaria (Agrifidi), alla PAC, alla
informazione e formazione (es. Copagriform), alla progettazione ed ai servizi di sostituzione.
APA
Le Associazioni provinciali degli allevatori hanno un'articolazione territoriale che comprende:
l'ARA (Associazione Regionale Allevatori); l'APA (Associazione Provinciale Allevatori) di
Cosenza; l'AIA (Associazione Interprovinciale di Catanzaro e Crotone); l'APA di Reggio
Calabria e l'APA di Vibo Valentia. Queste associazioni sono impegnate nella tenuta dei Libri
genealogici, controlli funzionali, servizi veterinari (fecondazione artificiale, alimentazione
ecc.) ed operano con circa 150 unità fra veterinari, agronomi e tecnici specializzati.
Cooperative, Consorzi e Industrie
Si ricordano solo l’OSAS, il Co.R.Ass.Ol., il Co.P.P.I., il Consorzio di Tutela Clementine,
che forniscono, ai loro associati, assistenza su tecniche colturali, difesa, commercializzazione,
ecc. Fra le industrie agroalimentari la GIAS è senz’altro la realtà più importante per quanto
attiene i servizi prestati ai produttori loro conferitori.
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
43
Professionisti e Società di Consulenza
La Calabria conta circa 750 agronomi iscritti all’Ordine e 500 Periti Agrari. Di questi, però,
solo il 10% esercita attività di libero professionista volta essenzialmente all’ambito
progettuale ed all’ottenimento di finanziamenti regionali e comunitari (POR, PSR, ecc.).
Anche le 8 associazioni biologiche operanti in Regione contribuiscono a fornire servizi di
assistenza tecnica (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale -ICEA IT-ICA, Suolo &
Salute S.r.l. IT-ASS, Istituto Mediterraneo di Certificazione - IMC IT-IMC, Bioagricert ITBAC,
Consorzio Controllo Prodotti Biologici - CCPB IT-CPB, CODEX S.r.l. IT-CDX, Q.C.
& I. International Services IT-QCI, Ecocert Italia IT-ECO).
Le OO.PP.AA. hanno ridotto l’attività di assistenza tecnica e divulgazione per come sancito
dalla normativa comunitaria e nazionale di riferimento, assumendo sempre più il ruolo di
consulenza e di orientamento alla PAC.
Gli altri privati, che si configurano nelle associazioni o cooperative di prodotto presenti sul
territorio, esplicano assistenza specialistica alle filiere di riferimento (peschicola, agrumicola,
olivicola, ecc.) e indirizzata esclusivamente ai soci aderenti.
Anche in questo caso, è prioritario avviare con decisione un processo di adeguamento delle
attività dell’ARSSA ai compiti cui essa è chiamata in materia di divulgazione e
sperimentazione agricola e, più in generale, in materia di erogazione di “servizi di sviluppo”
per l’agricoltura calabrese, identificando i passi necessari per mettere l’ARSSA nelle
condizioni di svolgere in maniera efficiente ed efficace il suo importante ruolo a sostegno del
processo di trasferimento dell’innovazione ai sistemi agricoli regionali.
Un efficace processo di diffusione dell’innovazione in agricoltura non può non vedere il
complesso delle attività di ricerca, sperimentazione e divulgazione alle imprese realizzate
all’interno di un “sistema” integrato. Questo deve essere in grado di garantire flussi di
informazione continui ed una costante attività di cooperazione e sostegno reciproco tra i
diversi attori impegnati, con ruoli e responsabilità diverse, al suo interno. Invece, il quadro
delle attività di ricerca, sperimentazione e divulgazione appare caratterizzato in Calabria dalla
debolezza dei legami (e, quindi, dall’episodicità dei flussi di informazione, della ricerca di
sinergie e delle azioni cooperative) tra le attività realizzate all’interno di ciascuno dei
segmenti specifici di cui si compone la catena ricerca-sperimentazione-divulgazione.
La formazione
Le risorse umane sono di fondamentale importanza ai fini della competitività e dello sviluppo
sempre più basati sulla conoscenza. Occorre, pertanto, accordare una maggiore attenzione alla
formazione delle risorse umane, all'istituzione di meccanismi di feedback tra il settore
privato e gli istituti di ricerca e al collocamento dei ricercatori nelle imprese e alla mobilità in
un contesto internazionale.
L’attività di formazione professionale in agricoltura appare in Calabria largamente sconnessa
dai processi di produzione dell’innovazione, di sperimentazione e di divulgazione agricola.
Essa va sicuramente migliorata al fine di determinare l’aggiornamento professionale dei
soggetti coinvolti nel processo di adozione delle innovazioni da parte delle imprese -
imprenditori, agricoltori e tecnici - necessario per realizzare un processo di adozione
dell’innovazione tempestivo ed efficace.
Il rafforzamento del processo di adozione dell’innovazione in agricoltura necessita di un
intervento di formazione professionale specifico, integrato con il sistema delle attività di
ricerca, sperimentazione e divulgazione, ed innovativo nelle forme organizzative (soggetti
proponenti ed esecutori, durata dell’intervento, modalità della formazione).
Appare importante, appare la necessità di attività formative e di aggiornamento per il
personale tecnico e per i funzionari regionali chiamati a gestire programmi più complessi di
quelli che tradizionalmente li hanno visti coinvolti.
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
44
I corsi per il conseguimento del patentino e per l'acquisto dei presidi fitosanitari sono
organizzati nell'ambito della divulgazione e sono tenuti dai divulgatori stessi.
La strategia della Regione mira a creare un’offerta flessibile, che abbia a riferimento un
mercato più vasto e situazioni di eccellenza, tenendo conto delle vocazioni e delle specificità
territoriali.
L’obiettivo che persegue è pertanto quello di aggiornare e formare gli addetti del settore sia
pubblico sia privato su quelle tematiche che maggiormente consentono oggi di operare nel
settore agricolo, quali, tra le altre, bioenergie, marketing, multifunzionalità dell’ azienda
agricola, educazione ambientale e lo sviluppo sostenibile. Tutto ciò attivando interventi di
formazione continua in sinergia con il FSE individuando, in quanto di seguito riportato, le
linee di demarcazione tra i due fondi. Il Fondo Sociale Europeo, infatti, attuerà percorsi
formativi atti a sviluppare competenze trasversali. In particolare formerà nuove figure
professionali, individuate sulla base dei reali bisogni derivanti da un’ agricoltura moderna. Un
risultato, questo, da raggiungere attraverso l’attivazione di corsi di lunga durata per la
formazione dei tecnici pubblici e privati che operano nel settore agricolo e dei soggetti delle
filiera istituzionale, nonché per l’istruzione dei formatori.
Il FEASR punterà, invece, a sviluppare competenze specifiche, attraverso corsi, stage, visite
di breve durata, finalizzati all’aggiornamento ed alla riqualificazione degli imprenditori e
degli addetti ai lavori del mondo agricolo. Il FEASR, inoltre, finanzierà corsi di qualificazione
per giovani imprenditori agricoli al fine di raggiungere i requisiti previsti dal regolamento n.
1698/2005.
Servizi Tecnici di Supporto
L’attività di divulgazione comprende anche studi, indagini, ricerche ed elaborazioni di
progetti. Tale attività viene svolta prevalentemente dai servizi tecnici di supporto per come di
seguito specificato:
· Servizio Pedologia. Svolge attività rivolta alla realizzazione delle carte dei suoli di
importanti ambiti territoriali della Calabria per i quali vengono elaborate le carte
attitudinali;
· Servizio Agrometeorologia. Gestisce la rete di rilevamento meteorologico ed
agrofenologico su tutta la regione e fornisce il necessario supporto per l’elaborazione
dei bollettini di difesa fitosanitaria;
· Servizio Cartografico (SITAC). Cura l’elaborazione di carte dell’uso reale del suolo e
tematiche (carte pedologiche, meteorologiche ecc.).
La pubblica amministrazione
La mancanza di un buon supporto della pubblica amministrazione è uno dei maggiori fattori
limitanti della capacità competitiva relativa delle imprese agricole regionali.
Questo appare ancor più preoccupante in presenza di un’evoluzione del quadro delle politiche
comunitarie che vede la forte riduzione del sostegno accordato alle produzioni agricole,
soprattutto di quelle più tipicamente “mediterranee”, con il rapido “riorientamento al
mercato” dei prezzi comunitari dei prodotti, e la restituzione alle amministrazioni regionali e
nazionali di un ruolo di programmazione e di scelta nella destinazione delle ingenti risorse
finanziarie.
La pubblica mministrazione regionale in agricoltura è stata in passato strutturalmente
deficitaria a svolgere efficacemente il suo ruolo di programmazione e di attuazione delle
azioni pubbliche di competenza specifica. Tale incapacità è stata determinata
dall’inadeguatezza quantitativa, qualitativa e dell’assetto organizzativo e funzionale delle
risorse (umane e non) utilizzate.
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
45
Pertanto si è deciso di avviare una profonda ristrutturazione del Dipart imento Agricoltura
della Regione Calabria necessaria per dare avvio a quelle attività più consone all’ente quali
quelle di programmazione, controllo e valutazione. Tale ristrutturazione è stata favorita dal
ricambio generazionale delle risorse umane, con l’arrivo di personale altamente qualificato e
la riorganizzazione di uffici e settori del Dipartimento stesso.
Si assiste, inoltre, al trasferimento delle competenze alle Province di molte attività di gestione
e attuazione dei programmai in agricoltura, così da snellire le attività in capo alla Regione che
ha concentrato su se stessa le funzioni di programmazione e controllo.
Queste ultime considerazioni fanno ben sperare su una inversione di rotta al fine di definire
politiche efficienti, efficaci e coerenti con le domande di politiche espresse dal settore e di
migliorare il servizio che la pubblica amministrazione può dare all’agricoltura calabrese.
I punti di forza e di debolezza del settore agricolo e forestale
Il settore agricolo calabrese risulta caratterizzato da differenze sostanziali in termini di
dotazione e di qualità delle risorse delle aziende. Le dimensioni fisiche delle aziende, la loro
localizzazione altimetrica, la disponibilità di acqua, le capacità professionali del conduttore, il
ruolo attribuito all'azienda nelle strategie soggettive di formazione dei redditi familiari,
appaiono gli elementi più rilevanti rispetto ai quali valutare tali differenze.
Pur in un quadro di forti differenziazioni, il problema di gran lunga più rilevante con i quali
deve fare i conti il settore primario calabrese è quello della debolezza dell'assetto strutturale.
Tale problema costituisce anche un vincolo determinante, quanto difficile da rimuovere, per
la realizzazione nella vasta maggioranza delle imprese agricole regionali di un'attività
produttiva efficiente da un punto di vista tecnico e competitiva da un punto di vista
economico.
Il problema delle ridotte dimensioni di molte aziende è reso ancora più pesante dalla
relativamente scarsa qualità delle risorse fisiche impiegate (il 90% della Sau ricade in territori
montani o collinari). La scarsa dinamicità del mercato fondiario e degli affitti aggrava il
problema.
I risultati economici delle aziende agricole calabresi sono ulteriormente penalizzati dalla
caratterizzazione dell'ambiente economico in cui esse operano. La debolezza del tessuto
economico regionale determina costi aggiuntivi per l'azienda che spesso non è in grado di
reperire in loco fattori produttivi e, soprattutto, servizi nella qualità e nella quantità necessari
per le sue attività. Inoltre, la debolezza della domanda di lavoro locale determina l'impiego in
azienda di quantità di lavoro in eccesso rispetto a quelle giustificabili da un punto di vista
economico, con la sua conseguente forte sotto-remunerazione.
Accanto a questi problemi di ordine strutturale e fisico-ambientale vanno menzionati quelli
relativi alla scarsa valorizzazione industriale delle produzioni regionali.
In Calabria esiste un tessuto agro-industriale assolutamente inadeguato. Pur in presenza di
produzioni che ci vedono ai primi posti in Italia (olive, agrumi, ortofrutta) siamo relegati tra
gli ultimi relativamente alla loro valorizzazione. Anche la fase della commercializzazione ci
vede strutturalmente deboli essendo dispersa tra innumerevoli piccole imprese. Le produzioni
più importanti presentano un grado di integrazione orizzontale e verticale abbastanza scarso.
L'associazionismo in Calabria, salvo rare eccezioni, non riesce a diventare una strategia
vincente. Nonostante questo potrebbe portare alla concentrazione dell'offerta dei prodotti più
importanti.
Altra caratteristica del settore agricolo calabrese è anche lo scarso grado di innovazione, sia di
processo che di prodotto. Un elemento, questo, che caratterizza l'attività produttiva realizzata
nella maggior parte delle aziende, sia pure con differenze non trascurabili tra comparto e
comparto. Se, infatti, non è difficile individuare aziende di solito di medio-grandi e grandi
dimensioni nei settori, ad esempio, della zootecnia da latte o della frutticoltura specializzata,
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
46
sensibili all'introduzione dell'innovazione. Viceversa diviene assai meno facile individuare,
anche nelle aziende di dimensioni più ampie, situazioni analoghe tra le aziende (es. olivicole).
A tutto questo bisogna aggiungere l’alto livello di senilizzazione e il basso livello di
istruzione dei conduttori agricoli che non facilita l'introduzione di quelle innovazioni di
processo e di prodotto capaci di invertire l'andamento dell'agricoltura calabrese verso un
sistema moderno e più dinamico.
Inoltre, bisogna rivedere l’organizzazione attuale e realizzare una maggiore efficienza dei
servizi di sviluppo. Le scelte operate in attuazione della Riforma di medio termine della PAC
e quelle assunte a sostegno dello sviluppo rurale per il periodo 2007-2013 (sistemi di
consulenza, servizi di assistenza, Criteri di Gestione Obbligatori, Buone Condizioni
Agronomiche ed ambientali, rispetto delle norme, sviluppo della conoscenza, iniziative di
informazione, animazione e acquisizione di competenze, ecc.) rilanciano la politica a favore
dei Servizi di Sviluppo Agricolo, quali strumenti di attuazione degli obiettivi. Ciò porta, visto
lo stallo dell’ultimo quinquennio, a ripensare e promuovere una ristrutturazione dei modelli
e/o una più efficace organizzazione dei servizi per rispondere alle nuove politiche di sviluppo
agricolo e rurale.
La Pubblica Amministrazione regionale appare in parte inadeguata allo stato attuale, sia in
termini di risorse umane e strumentali sia in termini di assetto organizzativo e funzionale, a
svolgere efficacemente il suo ruolo di programmazione e di attuazione delle azioni pubbliche
di competenza specifica. Tuttavia è stata avviata un’azione di ristrutturazione del
Dipartimento di Agricoltura atta a dare avvio alle attività più consone all’ente quali, quelle di
programmazione, controllo e valutazione, anche in previsione del trasferimento delle
competenze alle province di molte attività di gestione e attuazione dei programmi in
agricoltura. E’ indispensabile che questa ristrutturazione si completi al più presto così da
avere una macchina amministrativa efficiente e pronta ad affrontare la nuova
programmazione 2007 - 2013.
La tavola seguente sintetizza l'analisi precedentemente descritta tenendo anche conto delle
minacce e delle opportunità del settore agricolo, agroalimentare e forestale.
PUNTI DI DEBOLEZZA
Ridotte dimensioni delle imprese (in termini assoluti e relativi)
Forte incidenza delle aree collinari e montane
Elevati costi di produzione
Eccesso di disponibilità di lavoro familiare
Basso valore aggiunto per occupato
Bassa capacità di valorizzazione industriale locale delle
produzioni regionali
Scarso livello di internazionalizzazione delle imprese
agroalimentari
Bassa qualità delle produzioni
Significativa quota della produzione agricola regionale
qualitativamente inadeguata alla domanda
Filiere strategiche caratterizzate da un grado di integrazione
orizzontale e verticale non ancora adeguato
Senilizzazione e basso livello di istruzione dei conduttori
agricoli
Inadeguatezza organizzativa e funzionale della pubblica
amministrazione rispetto ai compiti da assolvere
Mancanza di supporti allo sviluppo
Isolamento delle imprese e non adeguato utilizzo delle
opportunità derivanti dalle economie di agglomerazione e di
filiera
Basso livello di imprenditorialità
Scarsa adozione di innovazioni
Inadeguatezza della dotazione infrastrutturale
MINACCE
Competitività relativa decrescente
Riduzione delle attuali quote di mercato in
presenza di una riduzione della protezione del
mercato dell'UE dalle importazioni
Riduzione del sostegno per le produzioni
mediterranee" derivante dalla Politica Agricola
Comune
Incapacità di trarre vantaggio dalle nuove
opportunità legate ai nuovi strumenti introdotti
nella Politica Agricola Comune
Basso potere contrattuale, sia nei confronti degli
attori a monte che di quelli a valle
Peggioramento dell'immagine e della reputazione
complessiva del “sistema Calabria"
Delocalizzazione delle produzioni agricole
Pericolo di abbandono delle attività agricole nei
settori più esposti di mercato
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
47
Bassa capitalizzazione delle imprese
Basso potere contrattuale, sia nei confronti degli attori a monte
che di quelli a valle
Ritardi nell’applicazione delle innovazioni tecnologiche nelle
fasi di organizzazione, produzione e commercializzazione,
compresi i sistemi logistici
PUNTI DI FORZA
Specificità sociali, economiche e-culturali delle aree rurali
Forte legame delle produzioni agricole con il territorio.
Dinamismo e capacità competitiva delle imprese più forti
(trainanti per lo sviluppo del territorio)
Dinamismo e capacità competitiva di alcune aree territoriali
Vasta superficie agricola a bassa intensività della produzione
(basso grado di inquinamento)
Importanza della produzione regionale su quella nazionale per
alcuni prodotti(olive, agrumi, ortive)
Ruolo ambientale e ricreativo che costituisce un importante
fattore di reddito
Ampio paniere di produzioni tipiche
Presenza di aree protette
Diffusa presenza sul territorio di servizi di sviluppo agricolo
Presenza di vaste aree boschive
OPPORTUNITA'
Aumento della domanda di prodotti agroalimentari
tipici e di qualità
Differenziazione dei prodotti attraverso il
riconoscimento da parte dei consumatori di
caratteristiche qualitative specifiche
Certificazione di qualità del prodotto
Miglioramento dell'immagine e della reputazione
complessiva del “sistema Calabria"
Innovazione tecnologica
Promozione congiunta delle produzioni tipiche di
qualità e del territorio cui queste sono legate
Valorizzazione industriale/commerciale locale
delle produzioni agricole di pregio
Regolarizzazione manodopera extracomunitaria
Possibilità di modulazione locale/regionale
derivante dalla Politica Agricola Comune
Valorizzazione economica del patrimonio
forestale
Ampi margini di miglioramento della
produttività
BISOGNI
Superamento della debolezza strutturale delle aziende agricole e forestali;
Riduzione dei costi di produzione;
Favorire l’innovazione tecnologica;
Aumentare il valore aggiunto della fase agricola;
Adeguare le strutture della trasformazione;
Concentrazione dell’offerta;
Diversificazione della produzione;
Adeguamento dell’offerta alla domanda;
Ridurre l’impatto ambientale e sostenere il benessere degli animali;
Favorire la creazione di filiere sul territorio e, in generale, l’associazionismo;
Migliorare gli impianti esistenti;
Sostituire le specie alloctone con quelle autoctone;
Migliorare la qualità dei prodotti;
Migliorare la professionalità degli operatori;
Migliorare la promozione delle tipicità e l’immagine dei prodotti;
Migliorare la logistica e l’infrastrutturazione;
Favorire il ricambio generazionale.
Sulla base dell’analisi dei punti di forza e di debolezza dei settori agricolo, alimentare e
forestale, riportata sopra, si sono di seguito individuati i principali fabbisogni di intervento
comuni ai diversi comparti.
Prioritario è superare la debolezza strutturale del settore agro-industriale calabrese, dovuta
alle ridotte dimensioni aziendali e alla frammentazione dell’offerta. Segue il bisogno di
aumentare l’efficienza delle imprese agricole e agroindustriali e di migliorarne le capacità
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
48
imprenditoriali e professionali. In un’ottica di risposta e adeguamento alle nuove esigenze del
mercato nazionale e non, si deve inoltre puntare verso una diversificazione e differenziazione
delle produzioni e maggiore adesione ai sistemi di qualità (biologico, integrato e produzioni
tipiche). Rimane cruciale, infine, potenziare le dotazioni infrastrutturali, in particolare quelle
collettive volte all’aggregazione e commercializzazione del prodotto.
Permangono tuttavia delle esigenze peculiari di ciascuna filiera, di seguito se ne evidenziano
le più importanti:
· Filiera olio: migliorare e preservare la qualità degli oli prodotti nelle diverse fasi della
filiera (produzione, trasformazione e stoccaggio), nonché ricorrere a impieghi
alternativi dell’olio d’oliva (ad esempio nel settore cosmetico e farmaceutico);
· Filiera agrumi: introdurre varietà precoci e tardive, al fine di ampliare i calendari di
produzione;
· Filiera ortofrutta: ridurre l’impatto ambientale di alcune produzioni in aree con un
elevato livello di specializzazione;
· Filiera vino: valorizzare e promuovere i prodotti provenienti da vitigni autoctoni;
· Filiera zootecnica: avviare percorsi per le produzioni di qualità finalizzati a sostenere
il pagamento del latte, soprattutto ovicaprino, sulla base di parametri qualitativi, a cui
si aggiunge la necessità di favorire l’introduzione di sitemi di qualità e tracciabilità
delle produzioni a favore di una produzione di qualità;
· Filiera bosco: lotta alle avversità parassitarie forestali e ricreare un’armonia
paesaggistica, con una particolare attenzione alla riduzione del dissesto idrogeologico;
· Filiera biomasse: valorizzare l’impiego dei sottoprodotti aziendali (potature, reflui
zootecnici, ecc.) e agroindustriali (pastazzo, sanse, acque di vegetazione, siero
lavorazioni formaggi, ecc.);
· Filiera castagno: migliorare gli impianti esistenti al fine di aumentare le rese e le
resistenze ai parassiti;
· Filiera florovivaismo: favorire l’innovazione tecnologica.
3.1.3 Ambiente e gestione del territorio
Caratteristiche fisiche del territorio regionale
La Calabria occupa la parte terminale dell’Italia continentale. Confina a nord con la Basilicata
ed è circondata dal mare Ionio e dal mare Tirreno, con uno sviluppo costiero di 738 km. Il
territorio è prevalentemente caratterizzato da un sistema montuoso (42%) e collinare (49%)
dell’Appennino Calabro. Infatti solo il 9% è costituito da pianure. La peculiarità del territorio
calabrese consiste nel repentino passaggio dai paesaggi mediterranei della lunga costa
tirrenica e ionica alle aspre e frammentate montagne dell’interno.
L’idrografia della Calabria è costituita da corsi d’acqua molto ripidi, chiamate fiumare, che
segnano l’andamento orografico del terreno.
Le pianure calabresi sono poco estese, le più significative sono ubicate lungo la costa in
corrispondenza della parte terminale dei fiumi maggiori. Lungo la costa tirrenica le più vaste
sono la piana di Gioia Tauro, la piana di Sant’Eufemia e di Scalea; lungo la costa ionica la
piana di Sibari, di Crotone o del Marchesato e di Locri.
Il clima della Calabria è condizionato dalle montagne che fungendo da cornice alle vallate
determinano significative particolarità nella distribuzione dei venti e dell’umidità dell’aria.
La configurazione orografica condiziona anche il regime delle piogge molto abbondanti nelle
zone montuose interne, scarse nelle pianure costiere. La superficie regionale in base all’uso
del suolo è così distinta: circa il 49% ad agricoltura, 37% a foreste, 11% ad aree naturali ed il
3% ad aree artificiali (Indicatore iniziale di contesto n. 7).
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
49
Il territorio calabrese, inoltre, è caratterizzato da numerosi svantaggi fisici e naturali che
implicano maggiori difficoltà e costi aggiuntivi agli imprenditori agricoli che operano in tali
aree.
L’individuazione delle zone svantaggiate, in attesa della proposta di rimodulazione prevista
dal regolamento CE n. 1698/05, è effettuata sulla base della direttiva comunitaria n. 268/75.
Le aree svantaggiate sono suddivise in: aree svantaggiate di montagna e in aree con altri
svantaggi naturali.
In Calabria risulta svantaggiata oltre l’85,4% della superficie territoriale, di cui il 40% in
superficie svantaggiata di montagna e il 45,4% in superficie con svantaggi naturali
(Indicatore iniziale di contesto n. 8).
In tali aree sono presenti circa l’85% dei comuni calabresi, con una netta prevalenza (46%)
dei comuni situati nelle aree con svantaggi naturali rispetto a quelli localizzati nelle aree
svantaggiate di montagna (circa 38%).
Il 68% della popolazione residente in Calabria vive nelle aree svantaggiate. Anche in questo
caso l’incidenza della popolazione che vive nelle aree con svantaggi naturali (47%) è
maggiore rispetto a quella che vive nelle aree svantaggiate di montagna (21%).
In queste aree operano circa l’80% delle aziende agricole calabresi con una superficie pari
all’81% e una dimensione media pari a 2,8. La SAU media delle aziende è nettamente
maggiore nelle aree di montagna (3,3) rispetto alle altre aree con svantaggi naturali (2,7) e
nelle aree non svantaggiate (2,6).
Tabella 3.1 - Incidenza Comuni, popolazione, superficie totale, SAU e n. aziende
Area
svantaggiata di
montagna
%
Area
svantaggiata
%
Area non
svantaggiata
%
TOTALE
%
n. Comuni
157
38,4
190
46,4
62
15,2
409
100
Superficie totale (Kmq)
6.020
40
6843
45,4
2.217
14,6
15.080
100
Popolazione residente
422.664
21
948.130
47,2
638.670
31,8
2.009.464
100
SAU (ha)
171.229
30,7
282.536
50,6
104.460
18,7
558.225
100
n. aziende
52522
26,7
104.357
53,1
39.605
20,2
196.484
100
Dimensione media SAU
3,3
2,7
2,6
2,8
La maggior parte dei comuni rurali è localizzata nelle aree svantaggiate. Al di là degli
svantaggi fisici e naturali, queste aree, per la maggior parte definite rurali dalla
territorializzazione effettuata, sono caratterizzate da fenomeni di spopolamento (i Comuni
localizzati nelle aree rurali in ritardo di sviluppo presentano tassi di spopolamento (-5,62)
nettamente più alti rispetto alle altre aree.) e di abbandono delle attività economiche, in
particolare di quelle agricole, che possono non solo ostacolare qualsiasi processo di sviluppo,
ma anche minacciare ulteriori processi di isolamento e di marginalizzazione sociale,
economica, ambientale e fisica. Osservando l’indicatore sintetico della struttura per classi di
età (0-14 anni/>65 anni) per area rurale individuata è confermato, in quasi tutte le aree rurali,
un tendenziale fenomeno di invecchiamento della popolazione residente. Nei Comuni rurali,
sia in quelli ad agricoltura estensiva che in quelli in ritardo di sviluppo, la distribuzione per
fascia di età evidenzia una minore incidenza di giovani rispetto agli anziani: rispettivamente
0,87 e 0,89 (Indicatore di contesto n. 18).
Le aree in questione soffrono, in modo più accentuato rispetto agli altri comuni calabresi,
l’assenza o l’insufficienza della dotazione infrastrutturale (tecnologica, stradale, ferroviaria
ecc.) che li pone in una condizione di sostanziale isolamento dall’esterno.
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
50
Nei Comuni interni si registra una insufficienza e in taluni casi inadeguatezza delle
infrastrutture viarie, per lo più provinciali e comunali. Le precarie condizioni delle vie di
comunicazione trasversali impediscono un’integrazione organica tra i Comuni costieri e quelli
situati lungo le principali vie di comunicazione con quelli collinari e montani.
L’infrastrutturazione turistica presente nelle aree rurali oscilla tra lo 0,8% e l’1,10% rispetto al
dato nazionale (Indicatore di obiettivo n. 31). Oltre alla diffusione delle infrastrutture, la
qualità della vita nelle aree rurali si evince anche dalla possibilità di accesso ad una serie di
servizi essenziali. I servizi pubblici (scuole, sanità, asili-nido, ecc.) hanno una scarsa
dotazione strutturale.
Il dato relativo alla presenza/disponibilità di aule scolastiche (per 1000 abitanti) negli istituti
superiori evidenzia come, a fronte di una media regionale di 2,8 aule ogni 1.000 abitanti, il
gap tra aree urbane e rurali è notevole. La differenza tra aree è ancora più evidente se ci
riferiamo alla disponibilità di posti letto ospedalieri (8/1000 nelle aree urbane contro una
media di 4,4/1000 abitanti). La percentuale di comuni calabresi che hanno attivato gli asilinido
(5,6%) è nettamente al di sotto della media nazionale (30,5%) e di quella del
mezzogiorno (15%). Il valore dell’indicatore presenta una situazione nella realtà calabrese
abbastanza critica. Tale criticità, per quanto emerge nell’analisi di contesto relativa ad altri
indicatori e divari infrastrutturali e socio-economici tra aree rurali e aree urbane, potrebbe
essere una spia di una ulteriore marginalizzazione dell’infrastrutturazione sociale nelle aree
rurali.
Le aziende agricole presenti nelle suddette aree sono per definizione caratterizzate da
limitazioni consistenti nell’utilizzo della terra e da un conseguente aumento del costo del
lavoro. Sfavorevoli sono le condizioni climatiche e la morfologia del territorio è caratterizzata
da pendii e superfici rocciose. Tuttavia, la permanenza degli agricoltori in tali aree è
fondamentale per il mantenimento e la tutela dell’ambiente rurale.
Le zone di montagna sono quelle caratterizzate da una notevole limitazione delle possibilità di
utilizzazione delle terre e da un notevole aumento del costo del lavoro, dovuti:
— all'esistenza di condizioni climatiche molto difficili a causa dell'altitudine, che si traducono
in un periodo vegetativo nettamente abbreviato,
— in zone di altitudine inferiore, all'esistenza nella maggior parte del territorio di forti pendii
che rendono impossibile la meccanizzazione o richiedono l'impiego di materiale speciale assai
oneroso
Le zone svantaggiate minacciate di spopolamento e nelle quali è necessario conservare
l'ambiente naturale sono composte di territori agricoli omogenei sotto il profilo delle
condizioni naturali di produzione e per esse devono ricorrere tutte le seguenti caratteristiche:
— esistenza di terre poco produttive, poco idonee alla coltivazione, le cui scarse potenzialità
non possono essere migliorate senza costi eccessivi e che si prestano soprattutto
all'allevamento estensivo,
— a causa della scarsa produttività dell'ambiente naturale, ottenimento di risultati
notevolmente inferiori alla media quanto ai principali indici che caratterizzano la situazione
economica dell'agricoltura,
— scarsa densità, o tendenza alla regressione demografica, di una popolazione dipendente in
modo preponderante dall'attività agricola e la cui contrazione accelerata comprometterebbe la
vitalità e il popolamento della zona medesima.
La diversità delle specie vegetali ed animale d’interesse agrario e naturale
Flora
La biodiversità vegetale, in Calabria, assume proporzioni notevoli, ma rischia di essere
intaccata da problemi recenti, come le monoculture industriali, o meno recenti, come la
conduzione latifondistica dei terreni.La SAU per seminativi estensivi rappresenta, infatti, il
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
51
28,23%, mentre la SAU per pascoli estensivi è pari al 28,35% (Indicatori iniziali di contesto
n. 9). E’ importante, tuttavia, il recupero di alcune specie molto localizzate e caratterizzanti i
territori come il gelso e il sorbo (Altopiano silano e media Valle Crati), il corbezzolo (media
Valle Crati) e il giuggiolo.
Importante anche il recupero della macchia mediterranea sottoposta alla costante minaccia
degli incendi.
L’agroecosistema “oliveto”, presente sia sulle zone collinari che di pianura su una superficie
di 186.342 Ha, si caratterizza per un alto livello di biodiversità. Lo spettro varietale dell’olivo
in Calabria comprende le seguenti cultivar: la Martolè Duci, l’Occhio e voi, la Razza, la
Tonda di Filogaso e la Tundi. Ad oggi, tuttavia, non è stata attribuita la necessaria rilevanza
nè all’aspetto della biodiversità nè a quello della qualità della produzione.
Anche per quanto riguarda il fico, caratterizzante le colline calabresi per 1.602 Ha di
superficie, le varietà presenti sono numerose: il Fico Bianco, il Columbro, il Dottato, il
Natalise, la Nerella, la Nivurella, Montanara e il Paradiso.
Per quanto concerne il pero è segnalata la presenza di 86 cultivar distribuite su una superficie
di 591 Ha.Gli elementi più ricorrenti nel vasto panorama varietale sono il Moscatello, seguita
dal Mastrantonio, dalla Invernale e dallo Spadone.
Riguardo il melo il panorama variatale rilevato registra 70 varietà coltivate distribuite su di
una superficie di 51.896 Ha: il Limoncello, lo Schiacciatello, la Renetta, il Maiatico e le
Deliziose.
L’albicocco presenta una scarsa diversità varietale, limitata alle seguenti: la Grasomuni, la
Grisuamula, la Limpergine e la Lisperge.
Il ciliegio, pur essendo poco coltivato (la superficie totale impegnata dalla produzione del
ciliegio è di circa 280 Ha), è caratterizzato da un panorama varietale ampio: 33 cultivar, di cui
le più presenti sono il Bombino, seguita dal Graffione, dalla Napoletana e dal Limune.
Per quanto concerne il susino la situazione è analoga alla precedente drupacea: 23 varietà
rilevate (per nessuna delle quali si registra una prevalenza) con una produzione ed una
superficie totali poco importante. Infatti gli ettari occupati dalla coltivazione del susino sono
appena 38 con una produzione totale di 4.397 quintali.
Infine per quanto riguarda la vite le varietà presenti sono 28. Le più presenti sono la
Magliocco, la Zibibbo, il Greco e l’uva fragola.
Piante storicamente importanti in Calabria sono anche la liquirizia (Glycyrryhiza glabra),
l’origano (Origanum heracleoticum) e l’asparago (Asparagus acutifolius).
La Calabria presenta, inoltre, una ricca biodiversità non agricola rappresentata da: le pinete di
Pino laricio, i nardeti, le faggete ad Agrifoglio e le faggete miste ad Abete bianco, che sono
considerate di importanza prioritaria ai fini della salvaguardia della biodiversità a livello
europeo (inclusi negli allegati della Dir 92/43/CEE). Altre specie di notevole importanza
sono: il Pino loricato, la finocchiella di Lucania (Portenschlagella ramosissima), il
millefoglio del Pollino (Achillea rupestris), la campanula del Pollino (Campanula
pollinensis), varie Peonie (Paeonia macula e peregrina), le viole (Viola aethnensis
messanensis), diverse orchidee (Orchis pallens e dactylorhizza sambucina, ecc). Si trovano
ancora lecci (Quercus ilex), Olmi (Ulmus campestris), il Tamerice (Tamarix gallica), il
Lentisco (Istacia lentiscus), Ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus), la Ginestra (Sparticum
junceum), la sanguinella (Corpus sanguinea), Giunco (Juncus effusus), la Vitalba (Clematis
vitalba) e numerosissime altre come mirto, valeriana, oleandro, timo, cappero, finocchio
selvatico, camomilla, ecc.
Fauna
Nel descrivere la fauna regionale non si può non sottolineare come questa abbia subito,
purtroppo, una notevole e progressiva riduzione negli ultimi decenni a causa della eccessiva
antropizzazione di alcune zone (Parco Nazionale della Calabria) e della caccia indiscriminata.
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
52
Nonostante ciò il territorio calabrese, proprio per la sua notevole varietà, rimane una delle
aree nazionali più interessanti e ricche dal punto di vista faunistico.
La biodiversità animale principalmente si concentra nelle aree protette del territorio regionale.
In tale territorio sono presenti specie di particolare interesse facenti parte di tutti gli ordini
animali principali: mammiferi, anfibi, rettili, uccelli, pesci, insetti.
Tra i mammiferi è molto rappresentativo il lupo (Canis lupus). Questo grosso carnivoro è
presente sul territorio calabrese con uno dei nuclei più consistenti dell’intera penisola italiana.
Negli ultimi anni il lupo sta ritornando a colonizzare molti ambienti grazie anche ad alcune
iniziative come la creazione, nel Parco Nazionale della Calabria, di un centro di
ripopolamento di grossi erbivori selvatici, tipiche prede del lupo, quali il capriolo (Capreolus
capreolus) ed il cervo (Cervus elaphus). Un altro carnivoro di un certo interesse è il Gatto
selvatico (Felis silvestris) mentre, piuttosto comuni sono il Cinghiale (Sus scrofa) , la volpe
(Vulpes vulpes) e il Tasso (Meles meles). Tra i roditori vanno ricordati lo Scoiattolo (Sciurus
vulgaris meridionalis) e le quattro specie di Myoxidi: il Ghiro (Myoxus glis), il Moscardino
(Muscardinus avellanarius), il Quercino (Eliomys quercinus) e il raro Driomio (Dryomys
nitedula) pesente solo in Calabria e nelle Alpi orientali.
Per quel che riguarda l’avifauna (avifauna in habitat agricolo: 67,3 - Indicatore iniziale di
obiettivo n.17), alcune specie di particolare interesse sono: l’Aquila reale (Aquila chrysaetos)
lo Sparviere (Accipiter nisus), il Falco Pellegrino (Falco peregrinus), il Capovaccaio
(Neophron percnopterus), l’Astore (Accipiter gentilis), il Gufo reale (Bubo bubo), il Nibbio
reale (Milvus milvus), il Picchio nero (Dryocopus martius), il Corvo imperiale (Corpus
corax). Nelle zone palustri vi sono varie specie di uccelli incluse nell’Allegato I e II della
Direttiva “Uccelli”, quali: il Cormorano (Phalacrocorax carbo), l’Airone rosso (Ardea
purpurea), la Cicogna nera (Ciconia nigra), la Folaga (Fulica atra) e molte altre.
L’erpetofauna calabrese risulta essere molto ricca. Di particolare interesse è la Testuggine
palustre (Emys orbicularis) considerata una specie in pericolo di estinzione in tutta Europa.
Tra gli Anfibi le specie più importanti sono la Salamandrina (Salamandra salamandra), il
Rospo smeraldino (Bufo viridis), la Rana verde minore (Rana esculenta) e l’Ululone dal
ventre giallo (Bombina pachypus). Tra i rettili non si può non citare la Vipera (Vipera aspis)
unico serpente velenoso presente in Calabria ed in Italia. Inoltre, di rilievo sono: il Tritone
italiano (Triturus italicus), il Cervone (Elaphe quatuorlineata), il Ramarro (Lacerta
bilineata).
Per quel che riguarda l’entomofauna, il territorio calabrese ne è piuttosto ricco come quantità
e varietà di specie. Sono da citare il Cucujus cinnaberinus, specie prioritaria della direttiva
“Habitat”, che dimora sotto le corteccie tarlate dei faggi; l’Eurythrea austrica, specie in via di
estinzione.
Per quanto riguarda le specie animali di interesse agricolo/forestale sono da tener in
considerazione: la razza Podolica come bovino, per la quale è stato istituito già da vari anni il
Libro genealogico ed il cui allevamento è abbastanza diffuso in regione; il Suino Nero
calabrese che già da vari anni è tenuto in purezza dal Centro Sperimentale di Acri (Cs)
dell’A.R.S.S.A. ed allevato allo stato semibrado nelle aree interne regionale; la capra “Ionica”
per la produzione di latte, la capra “Garganica” ceppo calabrese per la produzione di carne, la
capra “Nicastrese” per la produzione di pelo e di latte per la quale è stato da poco istituito il
Libro Genealogico; la pecora “Gentile di Puglia” ceppo calabrese ampiamente allevata nel
territorio regionale; il cavallo “salernitano” ceppo calabrese che già da vari anni è tenuto in
purezza dal Centro Sperimentale di Sibari (Cs) dell’A.R.S.S.A.; la trota “Fario” (Salmo trutta
trutta) più volte immessa nei corsi di acqua calabresi per il ripopolamento.
Nell’ambito del progetto Bioitaly e Natura 2000, come detto, sono stati individuati 209 siti
calabresi di primario interesse per caratteristiche floro-faunistiche. I più numerosi sono i
biotopi d’acqua ferma e, fra questi, le paludi.
Fra le più evidenti risorse naturali calabresi annoveriamo il mare. Le priorità di intervento per
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
53
la sua salvaguardia riguarda la preservazione delle spiagge pulite e della flora e della fauna
marina, delle acque incontaminate, l’inquinamento acustico, lo scarico dei rifiuti e la
speculazione edilizia. La vela, il diving, la talassoterapia e l’elioterapia sono prospettive
concrete e redditizie che accompagnano una proposta turistica rinnovata. Concreta è la
possibilità di valorizzazione la pesca rispettosa delle risorse del mare, l’itticoltura,
l’allevamento fino alla mitilicoltura. In questo settore, fra l’altro, esistono tradizionali capacità
e saperi importanti per la trasformazione e la conservazione del pescato, sia artigianale sia
industriale. Anche le fiumare sono un elemento da preservare anche per il loro valore storico
culturale. Storicamente i circa 200 corsi d’acqua fungevano da collante tra i differenti
ambienti regionali (montagna, collina, pianura, mare) formando autentici sottosistemi sociali,
ambientali e territoriali. Ad oggi il loro valore culturale è dimenticato, mentre lo scarso valore
naturale che gli è attribuito offre, troppo spesso, spazio a eventi alluvionali.
Il sistema delle aree protette ed altre aree ad alta valenza ambientale e naturalistica
Il patrimonio naturalistico ed ambientale della Calabria costituisce una delle fondamentali
risorse immobili in grado di contribuire, in modo rilevante, allo sviluppo regionale e, pertanto,
da tenere fortemente in considerazione nelle strategie programmatiche.
La Calabria è una regione ricca di risorse naturali, anche se in alcune aree, specie quelle di
montagna, queste risultano essere sotto utilizzate e in altre aree, specie quelle costiere,
risultano essere sovrautilizzate. Di conseguenza, lo sviluppo di una pianificazione organica
per la protezione del territorio dovrebbe intervenire per promuovere e sostenere un giusto
equilibrio tra conservazione delle risorse naturali e valorizzazione delle stesse.
Di particolare interesse è il patrimonio forestale (Boschi naturali: Ha 360.000; Boschi
artificiali:120.000 - Indicatore iniziale di obiettivo n.19) nonostante nei secoli scorsi questo
sia stato minacciato da selvagge opere di deforestazione dalle quali è dipeso lo stato di
dissesto idrogeologico del territorio nel suo complesso. Dal secondo dopoguerra in poi,
tuttavia, ha avuto inizio un nuovo periodo di rimboschimento che fa si che la Calabria sia una
delle regioni con maggiore superficie boscata a livello nazionale, anche se, dal 2001 al 2005
si assiste ad un bilancio in pareggio nell’incremento di superficie forestale (Indicatore iniziale
di contesto n.12). Di contro, nel corso degli ultimi trent’anni l’urbanizzazione e la
cementificazione hanno intaccato in maniera consistente il territorio costiero.
Parchi, riserve naturali e aree protette sono uniformemente diffusi sul territorio regionale.
Queste incidono per la maggior parte su aree montane e su territori spesso a bassa pressione
antropica. In queste aree vivono e operano comunità che si sostengono mediante attività
economiche tradizionali che impiegano le risorse presenti sul territorio.
Dai dati ISTAT del V Censimento Agricoltura emerge che in Calabria vi sono 6.278 aziende
situate in aree protette, per una SAU complessiva in aree protette di 55.888 ha.
Superficie aree protette sul territorio regionale, suddivise per tipologia.
Classificazione delle aree protette Aree protette istituite
Numero Superficie (ettari)
Parchi Nazionali (PN) 3 247.491
Aree Marine Protette (AMP) 1 14.721
Riserve naturali statali esterne ad altre aree protette (RNS) 4 1.896
Riserve naturali statali interne ad altre aree protette (RNS) 12 14.262
Parchi naturali regionali (PNR) 1 17.687
Riserve naturali regionali (RNR) 2 750
Zone Umide di importanza internazionale 1 875
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
54
Totale (escluso la superf. delle RNS interne ad altre AP) 24 283.420
% su superficie regionale 18,80%
Fonte: Regione Calabria, Dipartimento Politiche dell’Ambiente - elaborazioni su dati regionali.
La superficie regionale occupata dalle aree protette istituite, il cui obiettivo prioritario è quello
di garantire la conservazione della biodiversità del territorio regionale, è ragguardevole e
occupa i primi posti nella graduatoria delle regioni italiane con maggior territorio protetto
(55888 Ha aree protette - Indicatore iniziale di obiettivo n.18).
Le aree protette istituite in Calabria, iscritte nell’Elenco Ufficiale delle Aree Naturali Protette
dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), sono 24 ed
occupano una superficie di circa 283.420 ettari (Indicatore iniziale di contesto n. 11 -
Biodiversità: Foreste protette), pari a circa il 19% dell’intero territorio regionale ed a circa il
9% di quella protetta presente sull’intero territorio nazionale. Da tale superficie è esclusa
l’area dei siti afferenti alla Rete Natura 2000 (SIC, SIN, SIR e ZPS).
Il parco nazionale del Pollino copre un territorio di circa 196.000 ettari, a ridosso tra la
Calabria e la Basilicata. La superficie ricadente nel territorio calabrese è pari a 97.743 ettari. Il
territorio del parco interessa complessivamente 56 comuni, 32 dei quali ricadono nella
Provincia di Cosenza. Il parco nazionale dell'Aspromonte si estende per una superficie
complessiva di 78.514 ettari e ricade interamente nel territorio provinciale di Reggio Calabria.
L’estensione definitiva del parco nazionale della Sila è pari a una superficie di 75.700 ettari,
ricadenti all’interno di 21 comuni delle Province di Catanzaro, Cosenza e Crotone. Il territorio
dell’ area marina protetta di Caporizzuto, esteso per circa 14.721 ettari, comprende il
demanio marittimo e lo specchio d’acqua ivi prospiciente fino ad una profondità – in altezza
d’acqua – di 100 metri. Comprende i Comuni di Crotone e Isola Capo Rizzuto, dalla località
Casa Rossa, Capo Colonna sino a Praialonga. Le riserve naturali biogenetiche statali sono
pari complessivamente a 12 di cui 7 ricadenti nel territorio provinciale di Cosenza, 3 in quello
di Catanzaro e 2 in provincia di Vibo Valenzia. Sono caratterizzate da ecosistemi che rendono
possibili alcuni limitati usi agricoli e la produzione di semi che potrebbero essere destinati alla
realizzazione di nuovi impianti sperimentali. Sono state istituite per proteggere gli ambienti
naturali caratterizzati da particolari presenze biotiche. Le riserve naturali orientate dello
Stato, quali luoghi caratterizzati da particolare valenza ambientale, sono state istituite allo
scopo di studiare e determinare i valori intrinseci dei luoghi. Sono complessivamente 4,
ricadenti nel territorio provinciale di Cosenza. Il parco regionale delle Serre è stato istituito
con la Legge Regionale n. 48 del 5 maggio 1990. La perimetrazione è stata approvata con
D.G.R. n. 965 del 2 dicembre 2003. Le riserve naturali regionali sono pari a 2 e ricadono
entrambe nel territorio provinciale di Cosenza. La Convenzione di Ramsar del 2/02/71 (zone
umide d'importanza internazionale) soprattutto come habitat degli uccelli acquatici, ha portato
alla individuazione di una sola area del territorio regionale: l’Oasi di protezione “Lago
Angitola”, gestita dal WWF17.
La situazione della pianificazione delle aree protette sia a livello regionale che nazionale
risulta complessivamente carente. Al 2004 sono stati adottati solo 4 piani di Parchi Nazionali
(Aspromonte, Cilento, Vesuvio e Abruzzo-Lazio-Molise) e 3 piani di Riserve Statali (in
Calabria)18.
La Rete Natura 2000
Tra le aree protette della regione, ai fini dell’attuazione del Reg. CE 1698/2005, rivestono un
ruolo rilevante i siti Natura 2000.
17 La Regione Calabria nel Sistema regionale delle aree protette, così come definito dall’art. 4 della L.R 14
luglio 2003, n.10 fa rientrare, oltre alle tipologie sopraelencate, altre 2 Oasi di protezione del WWF (Scogli di
Isca,Cozzo del Pesco).
18 Report Rete ecologica nazionale, 2005.
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
55
La rete Natura 2000 è costituita dall'insieme dei siti denominati SIC (Siti di Importanza
Comunitaria) e ZPS (Zone di Protezione Speciale). Tali ambiti rappresentano, insieme alle
aree protette istituite ed a quelle di prossima istituzione, la prima ossatura della Rete
Ecologica Regionale (RER) importante tassello che si inserisce all’interno dell’omologo
progetto a livello nazionale ed europeo.
Per ottemperare l’impegno di costituzione della rete Natura 2000 il Progetto Bioitaly ha
individuato, con successiva approvazione da parte della Commissione Europea, 179 Siti di
Interesse Comunitario (SIC), 4 Zone di Protezione Speciale (ZPS), 20 Siti di Interesse
Nazionale (SIN) e 7 Siti di Interesse Regionale (SIR).
Nel 2001, la Regione Calabria ha varato altre 3 ZPS (Costa Viola ed Aspromonte, Area Alto
Marchesato e Foce dei Fiumi Neto e Tacina, Alto Ionio Cosentino) e ne ha ampliato altre 2
(Pollino e Orsomarso, Sila Grande).
La superficie totale dei SIC 19 (senza parte a mare) è di 67.051 ha, pari al 4,4% della
superficie totale regionale, mentre le aree ZPS rappresentano il 16,5 % con un’estensione pari
a 250.933 ha (esclusa la parte a mare).
Le aree Natura 2000 rivestono nella regione un peso notevole Esse si estendono su un’area
totale (senza doppi conteggi relativi alle sovrapposizioni tra le due tipologie di aree) di
289.674 ha (senza parte a mare) che rappresentano il 19,2% della superficie totale regionale
(Indicatore iniziale di contesto n. 10 – Zone Natura 2000).
Una prima parziale stima dell’incidenza della superficie agricola all’interno delle aree Natura
2000 basata su dati dichiarativi Ente Pagatore del 2004 ci indica un valore piuttosto basso
all’interno sia dei 179 SIC che delle 4 ZPS istituite fino a quell’anno.
Infatti, le superfici agricole ricadenti all’interno dei SIC riguardano solo 11.045 ettari (pari al
12,9% del totale), con quasi il 40,8% dei SIC privi o quasi di aree agricole al loro interno.
Analogamente le 4 Zone di Protezione Speciale della Calabria (ZPS) prese in esame non
superano il 12,5% di incidenza di superficie agricola sul totale.
Notevole dovrebbe invece essere il peso della componente forestale in molti siti Natura 2000,
tenuto conto del fatto che la superficie totale forestale si estende per circa il 31,8% dell’intero
territorio regionale, localizzata soprattutto in montagna.
Da segnalare inoltre che circa il 54,2 % dei siti Natura 2000 individuati sul territorio regionale
sono esterni ad aree protette. Per tali siti risulta più urgente attivare le opportune misure per
evitare il degrado di habitat e specie e predisporre eventuali Piani di gestione.
Poiché gran parte della superficie dei parchi regionali e dei tre parchi nazionali della Calabria
è costituita da aree SIC o ZPS, ne discende che le aree agricole contribuiscono
significativamente ad abbassare il livello di naturalità e alla frammentazione ecosistemica in
Calabria, anche se a livelli molto più bassi delle aree urbanizzate e dei grandi assi
infrastrutturali.
I Piani di Gestione dei Siti Natura 2000
La direttiva “Habitat” stabilisce che, per i siti “Natura 2000”, gli Stati Membri e, quindi, per il
principio di sussidarietà le Regioni, stabiliscano le misure di conservazione necessarie che
implicano all'occorrenza l’adozione di appropriati piani di gestione, specifici o integrati ad
altri piani di sviluppo, conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali e delle
specie presenti nei siti.
I piani di gestione dei siti Natura 2000, quindi, in alcuni casi, si possono sovrapporre ad altri
strumenti di gestione/categorie di misure previsti per la pianificazione dei territori. Questi
piani non sono sempre necessari, ma se usati essi devono tener conto delle particolarità di
ciascun sito e di tutte le attività previste.
La Regione Calabria, nell’ambito del PIS Rete Ecologica Regionale - Misura 1.10 del POR
19 Le cifre fornite sono frutto di elaborazione ISMEA sulla base dei dati forniti dal MATTM.
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
56
Calabria 2000/2006, ha disposto i finanziamenti necessari alle cinque Province calabresi per
la redazione dei PdG dei siti Natura 2000 compresi nel territorio provinciale di appartenenza
ma non compresi all’interno dei confini di aree naturali protette già istituite; per tali siti le
eventuali ulteriori misure di conservazione, nonché le relative attività di gestione,
monitoraggio e sorveglianza, sono demandate agli enti gestori delle medesime aree.
A tal proposito, il gruppo di lavoro “Rete Ecologica” della Task Force del Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, a supporto dell’Autorità Regionale
Ambientale, ha redatto un documento “Guida alla redazione dei Piani di Gestione20 (PdG)
delle aree sottoposte a tutela ai sensi della direttiva 92/43/CEE”. Un’attività svolta con la
finalità di fornire indirizzo alle amministrazioni provinciali, nonché ai diversi attori locali
coinvolti nella pianificazione e nella programmazione territoriale che negli ambiti afferenti
alla Rete Natura 2000,
Allo stato attuale tutti i piani, la cui redazione è stata avviata nel 2005 dalle
Amministrazioni provinciali, sono in fase di definizione.
È opportuno ricordare, infine, che sono stati esclusi dai finanziamenti previsti dal PIS
Rete Ecologica Regionale:
· le Zone di Protezione Speciale istituite a seguito della revisione del sistema regionale
delle ZPS e ricadenti all’esterno di aree protette istituite ai sensi della L. 394/91 e
s.m.i. (siti denominati “Costa Viola” e “Marchesato Fiume Neto”)
· i siti (SIR, SIN, SIC e ZPS) ricadenti all’interno del perimetro di parchi e riserve.
I paesaggi protetti
La Regione Calabria, in un’ottica di salvaguardia della qualità paesistica, ha previsto nel
Sistema regionale delle aree protette, così come definito dall’art. 4 della L.R 14 Luglio 2003,
n.10, la categoria dei paesaggi protetti. Tra i paesaggi protetti sono comprese le seguenti
tipologie:
· aree a naturalità diffusa (aree costiere usate per la balneazione estiva, aree agricole in
abbandono, aree delle “fiumare”, aree calanchive a forte acclività);
· paesaggi rurali con valore ecologico;
· aree colturali di forte dominanza paesistica;
· rete delle connessioni ecologiche minori.
I corridoi ecologici
La conservazione in situ delle biodiversità necessita, oltre che del sistema delle aree naturali
protette, della creazione di corridoi ecologici di connessione21. Queste ultime rappresentano
una rete di collegamento in grado di evitare la frammentazione del paesaggio e di mettere in
relazione aree distanti spazialmente, ma vicine per funzionalità ecologica.
I corridoi di connessione individuati a supporto della Rete Ecologica Regionale sono: il
Bacino del Saraceno; il Bacino del Lao; il Bacino dell’Esaro; il Bacino del Crati; il Bacino del
Savuto; il Corridoio Serra-Sila; il Bacino dell’Angitola; il Piano d’Aspromonte; i Bacini
Stilaro-Allaro; i Bacini La verde –Bonamico; il Bacino dell’Amendolea; il Sistema delle
fiumare; il Passo della Limina; Capo Vaticano – Monte Poro.
20 Approvata con D.D.G. n. 1554 del 16 febbraio 2005 e pubblicata sul B.U.R.C., parti I e II, del 30 marzo 2005.
21I corridoi di connessione (green ways / blue ways) sono strutture di paesaggio preposte al mantenimento e
recupero delle connessioni tra ecosistemi e biotopi, finalizzate a supportare lo stato ottimale della conservazione
delle specie e degli habitat presenti nelle aree ad alto valore naturalistico, favorendone la dispersione e
garantendo lo svolgersi delle relazioni dinamiche. In particolare i corridoi assolvono il ruolo di connettere le aree
di valore naturale localizzate in ambiti terrestri e marini (aree rurali e urbane, aree fluviali che attraversano i
sistemi urbani, fasce costiere, complessi lagunari, aree marine di collegamento tra le piccole isole, paesaggi
collinari e vallivi, parchi urbani di valore naturalistico e storico culturale).
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
57
Le risorse idriche e il sistema idrogeologico della Calabria
La Calabria è una delle regioni italiane con il più alto numero di dissesti a causa
dell’instabilità dei materiali costituenti il terreno e le rocce affioranti, sulla quale si
“innestano” numerosi eventi meteorici pericolosi. La percentuale dei Comuni calabresi a
rischio di dissesto idrogeologico è pari al 40,1% , contro una media nazionale del 14,5%.
Nello specifico si passa da una percentuale del 16% nel vibonese al 59,8% del reggino.
La Calabria, inoltre, ha un’orografia molto tormentata che influenza soprattutto il regime dei
corsi d’acqua, definita da 36 bacini idrografici, la cui portata è strettamente legata all’entità
delle piogge.
L’impiego della risorsa irrigua nell’agricoltura calabrese è piuttosto limitata. Da una
rilevazione recente risulta che l'agricoltura irrigua si estende su 100.000 ha circa - cioè l'11%
della S.A.U ( Indicatore iniziale di contesto n. 15) - e consente di ottenere il 42% circa della
PLV agricola. Le fonti di approvvigionamento sono prevalentemente rappresentate da corsi
d’acqua superficiali; da pozzi, che ciascun proprietario perfora nel proprio terreno, o falde
profonde si emunge l’11% dell’acqua; dagli invasi artificiali vengono derivati appena il 3%
delle acque irrigue. Sono poche le aree servite da impianti collettivi d’irrigazione. La modalità
di irrigazione è di tipo localizzato (notoriamente meno impattante dal punto di vista
ambientale) solo su un quarto della superficie agricola.Tra le più diffuse sono le pratiche
dell’irrigazione per aspersione o scorrimento superficiale (impattanti negativamente sul
suolo).
Nel 2000 la superficie irrigabile era pari a 117.987 ha, mentre la superficie irrigata a 66.983
ha (Censimento dell’agricoltura dell’ISTAT). Dai dati appena esposti e dalla sempre
maggiore esigenza del mondo agricolo ad avere disponibilità idrica per migliorare le
produzioni emerge l’esigenza interventi strutturali in questo ambito. Questo anche al fine di
consentire la coltivazione di coltura ad alto reddito che necessitano di sufficienti disponibilità
di acqua. In particolare risultano prioritari gli interventi volti al miglioramento degli schemi
irrigui finalizzati ad una utilizzazione plurima e razionale della risorsa, alla riduzione delle
perdite, all’aumento dell’efficienza delle reti di distribuzione mediante interventi a basso
impatto ambientale.
Attualmente è possibile disporre di dati aggiornati al 2006 sulle reti irrigue, superfici irrigate
ed irrigabili a seguito di alcuni studi effettuati dall’U.R.B.I. per conto dei Consorzi di
Bonifica e precisamente:
· Ricognizione degli schemi idrici regionali per la loro razionalizzazione e
l’utilizzazione delle acque irrigue a scopi multipli (D.G.R. n. 980/04);
· Progetto POR Calabria, mis. 6.3c per la realizzazione degli strati informativi essenziali
del Sistema Informativo territoriale per Bonifica e irrigazione (SIBICAL);
· Progetto POR Calabria mis. 1.3, az. 1.3b “Costituzione del catasto delle opere
pubbliche di bonifica finalizzato alla implementazione del Sibical”.
La qualità delle acque
L’analisi dello stato qualitativo e quantitativo si rivela molto complessa in considerazione che
la normativa nazionale (D. Lgs. 152/99) non ha trovato formale applicazione a livello
regionale ed è attualmente in fase di revisione.
La tutela dell’acqua deve conciliare per ogni corpo idrico, o sua parte, gli usi della risorsa col
mantenimento della vita biologica, la produzione dei prodotti agricoli, garantendo nel
contempo la biodiversità, ed, attraverso corrette pratiche agricole e forestali, il presidio e la
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
58
salvaguardia del territorio. La tutela dell’acqua deve rispondere alle esigenze di ogni parte del
ciclo idrico, a cui consegue la necessità di definire una unica politica ed una gestione integrata
delle acque che riguardino sia l’uso che la conservazione, superando la separatezza gestionale
e di intervento fra prelievi, usi e scarichi.
La qualità dell’acqua viene influenzata, oltre che dall’elevata percentuale di condotte in
cemento amianto sul totale delle reti e dalle perdite di rete (i rischi ambientali connessi
dipendono sia dallo stato di manutenzione degli impianti sia dalla loro età, che generalmente è
superiore ai 20 anni), dall’attività agricola per l’apporto dei cosiddetti macro-elementi, cioè
azoto (N), fosforo (P) e potassio (K).
Il surplus di azoto è stato stimato, per l’anno 2000, in 17,3 kg/ha SAU22 (Indicatore iniziale di
obiettivo n.20) in Calabria, a fronte dei 40,1 kg/ha a livello nazionale nello stesso anno.
Mentre per il surplus di fosforo si ha una stima per l’anno 2000 di 8,3 kg/ha in Calabria a
fornte dei 28,3 kg/ha in Italia (Indicatore iniziale di obiettivo n.20).
In Calabria l’impiego dei fertilizzanti è abbastanza limitato (Nitrati: 170.000 Ha - Indicatore
iniziale di obiettivo n.21), soprattutto per mancanza di superficie concimabile rispetto alle
altre Regioni, mentre le medie per ettaro risultano non particolarmente basse. Le pratiche
agricole hanno un’influenza sulle acque anche relativamente al livello di impiego irriguo della
risorsa idrica ed alle modalità con cui questo utilizzo avviene. In Calabria i metodi impiegati
sono essenzialmente due: lo scorrimento superficiale e l’irrigazione per aspersione, di cui
sono noti gli effetti negativi sul suolo. Buona è invece l’incidenza dell’irrigazione localizzata
(micro-irrigazione e l’irrigazione a goccia), utilizzata su poco meno di un quarto della
superficie irrigata. La positività del dato risiede nel fatto che l’irrigazione localizzata è
notoriamente la più efficiente dal punto di vista tecnico-economico e la meno impattante dal
punto di vista ambientale.
Per quanto riguarda i corpi idrici, è in atto nella Regione Calabria, ad opera dell’Ufficio del
commissario delegato per l’emergenza ambientale nel territorio della regione, un
monitoraggio dei corpi presenti sul nostro territorio in base al D.Lgs n. 152 del 11 maggio
1999 al fine della redazione del Piano di Tutela. Il monitoraggio, di durata biennale, terminerà
alla fine del 2007. Al momento si conoscono i risultati del primo anno di attività che
interessano:
§ 49 corpi idrici significativi;
§ 25 corpi idrici superficiali destinati alla produzione di acqua potabile;
§ 22 corpi idrici superficiali idonei alla vita dei pesci;
§ 12 invasi artificiali;
§ 2 acque di transizione;
§ 35 acque destinate alla vita dei molluschi;
§ 175 acque marino costiere.
Le attività svolte nel primo anno sono:
1. l’esecuzione di misure di portata a cadenza mensile sui corpi idrici significativi;
2. determinazione della quota ortometrica e rilievo topografico delle sezioni dei corsi
d’acqua, oggetto dell’installazione delle stazioni idrometrografiche;
3. installazione delle stazioni idrometrografiche;
4. campionamento ed analisi delle acque a cadenza mensile:
a. nei corpi idrici significativi;
b. nelle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile;
c. nelle acque dolci superficiali idonee alla vita dei pesci.
5. campionamento ed analisi, a cadenza bimestrale, nei laghi ed invasi artificiali;
6. prelievo di campioni d’acqua e relative analisi nelle acque di transizione;
22 Modello ELBA (Environmental Liveliness and Blent Agriculture) – Università di Bologna
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
59
7. campagne per la determinazione dell’IBE nei corpi idrici significativi;
8. campagne di campionamento ed analisi sulle acque marino costiere;
9. rilievi in situ a cadenza mensile, nelle acque marino costiere destinate alla vita dei
molluschi;
10. campagna di campionamento ed analisi dei sedimenti sulle acque di transizione;
11. campagna di campionamento ed analisi dei sedimenti e del benthos nei laghi e negli
invasi artificiali;
12. campagna di campionamento ed analisi dei sedimenti nei corpi idrici significativi;
13. campagne d’impianto, campionamento ed analisi dei mitili nelle acque di transizione;
14. campagna di campionamento ed analisi dei sedimenti nelle acque marino costiere;
15. campagne d’impianto, campionamento ed analisi dei mitili nelle acque marino
costiere;
16. campagne, a cadenza trimestrale, di campionamento ed analisi delle acque e degli
organismi nelle acque destinate alla vita dei molluschi;
17. campagne di campionamento ed analisi dei sedimenti nelle acque destinate alla vita
dei molluschi;
18. campagna di campionamento ed analisi per l’esecuzione del saggio biologico
mediante Daphnia magna in 13 stazioni relative ad altrettanti corpi idrici significativi;
19. indagini sulla biocenosi (prateria di Posidonia oceanica o , ove non presenti, sulla
biocenosi SFBC), per la caratterizzazione degli ecosistemi marini;
20. la costruzione delle scale di deflusso.
La Direttiva CEE 60/2000 non è applicata e si prevede di adeguare le attività svolte in base al
D.lgs 152/99 alle prescrizioni della predetta direttiva.
Buone condizioni di qualità biologica delle acque superficiali sono espresse dai fiumi Lao,
Argentino, Crati, Finita e Busento per la provincia di Cosenza e dai fiumi Fallà, Zimbella,
Trebbainna, Filesa, Rosarella, Furno e Allaro, che presentano valori IBE tipici di ambienti
non inquinati. Le condizioni peggiori di qualità biologica si riscontrano presso il fiume
Raganello, che presenta un ambiente molto inquinato (classe IV), il Mesima, in particolare
presso Vallelonga, con ambiente fortemente inquinato, così come il fiume Lanzo presso
Vazzano. Situazioni di inquinamento leggero ma evidente (classi di qualità II e III) si
riscontrano, infine, sulla gran parte dei corsi d’acqua monitorati, tra i più importanti i fiumi
Angitola, Bettendiero, Abatemarco e Uncinale.
Da una indagine dell’IRSA-CNR si è appurato che in Calabria risultano concentrati l’8,6%
dei casi di inquinamento puntuale censiti nell’Italia meridionale ed insulare, ed il 5,6% (6
casi) dei casi di inquinamento di tipo diffuso. Le possibili origini dell’inquinamento
afferiscono alle sfere industriale, civile, zootecnica, agricola, discarica di rifiuti, intrusione
marina, naturale.
Per quanto concerne l’intrusione marina e naturale, in Calabria si sta verificando una
progressiva salinizzazione delle falde acquifere proprio dove l’attività agricola è più intensiva.
Un prelievo incontrollato e crescente si verifica soprattutto per alimentare l’agricoltura
irrigua, che in certe zone della regione utilizza prevalentemente sistemi autonomi di
irrigazione aziendale mediante la captazione da pozzi privati; l’elevato sfruttamento delle
acque di falda va associato al crescente fabbisogno idrico e alla scarsa densità del reticolo
idrografico superficiale della zona. Le maggiori ripercussioni sono relative ad un
abbassamento della falda e/o, in caso di aree costiere, un intrusione del cuneo salino.
L’intrusione marina, causa di un pericoloso inquinamento chimico–fisico delle acque di falda,
sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti: le zone più a rischio lungo le coste
ioniche sono le piane di Sibari e di Cariati–Crotone, sull’altro versante le zone più esposte
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
60
sono le pianure tirreniche di Gioia Tauro e di S. Eufemia, ed in particolare le aree costiere
della provincia di Reggio Calabria.
Attualmente si è in fase di redazione del Piano di Tutela delle Acque. Sono stati inquadrati gli
obiettivi, gli strumenti e gli indirizzi all’interno delle richieste normative e dell’evoluzione
della pianificazione/programmazione di settore a livello regionale.
Più in dettaglio si sta procedento:
· Realizzare il catasto degli scarichi nei corpi idrici recettori;
· Revisionare il quadro di analisi chimico-batteriologiche delle acque superficiali e
sotterranee;
· Attivare gli studi specifici sulle pressioni antropiche (carichi diffusi provenienti da
origine agricola);
· Effettuare studi tematici sulla vulnerabilità;
· Elaborare il bilancio idrologico dei bacini superiori a 10 Km 2 ;
· Attivare studi propedeutici all’attivazione del sistema di monitoraggio delle acque
sotterranee.
Allo stato è in atto il rilevamento quali-quantitativo dei corpi idrici superficiali ed è stato
effettuato il 60% delle attività previste. Il rilevamento sarà concluso entro ottobre 2007. Il
Piano Tutela delle Acque sarà approvato presumibilmente entro ottobre 2008.
Le zone vulnerabili da prodotti fitosanitari
Il D.L. 152/99 pone, ai fini della tutela delle acque superficiali e sotterranee, la necessità di
individuare le zone vulnerabili da prodotti fitosanitari. Attraverso l’integrazione delle
informazioni provenienti dalla carta regionale delle aree ad agricoltura intensiva (che
definisce il pericolo di inquinamento da prodotti fitosanitari) e dalla carta regionale della
vulnerabilità intrinseca degli acquiferi è stata realizzata la carta del rischio di contaminazione
degli acquiferi da prodotti fitosanitari (Fitofarmaci: 70.694 Ha - Indicatore iniziale di
obiettivo n.21). Da tale carta si evince che:
· Le aree maggiormente indagate risultano essere quelle di pianura, dove si manifestano
situazioni di rischio maggiori dovuto alla presenza di aree coltivate ad agricoltura
intensiva;
· le aree agricole vulnerabili (70.694 ha) costituiscono circa il 5% della superficie
regionale.
Le zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola
Allo scopo di disporre di un quadro organico di conoscenze sui suoli a livello regionale, è
stata realizzata la carta dei suoli della Calabria. La carta della vulnerabilità da nitrati di
origine agricola rappresenta il primo documento prodotto e fornisce gli elementi per la
definizione e l'adozione dei “programmi d'azione” finalizzati alla protezione delle acque.
Nel documento cartografico elaborato l’intero territorio regionale è stato suddiviso in aree
agricole vulnerabili, aree agricole non vulnerabili, aree forestali e seminaturali ed infine aree
urbanizzate e specchi d’acqua. L’11% del territorio regionale, per 170.000 Ha di superficie,
risulta essere zona vulnerabile all’inquinamento da nitrati di origine agricola (ZVNOA)
(Indicatori iniziale di contesto n.14). Tali aree ricadono in larga parte nella Pianura di Sibari,
Lamezia e Gioia Tauro nonché nel comprensorio di Capo Rizzuto. Anche le pianure
alluvionali dei principali corsi d’acqua sono risultati potenzialmente a rischio. Infine, i sistemi
agricoli intensivi che interessano alcune aree dell’ altopiano della Sila si confermano elementi
di rischio ambientale.
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
61
All'interno delle aree vulnerabili ai nitrati, le Regioni definiscono e rendono obbligatori
"programmi d'azione", cioè norme tecniche vincolanti per le aziende agricole, finalizzate al
contenimento del rischio di inquinamento. La Regione Calabria, attraverso l'Agenzia
Regionale per lo Sviluppo e per i Servizi in Agricoltura, ha provveduto alla delimitazione
delle aree vulnerabili da nitrati (BURC 26 maggio 2006) e all'adozione di un programma
d'azione (D.G.R. 393 del 6 giugno 2006). Il programma d’azione è stato divulgato sul
territorio calabrese grazie all’azione dell’Agenzia di sviluppo agricolo mediante incontri,
seminari e giornate di studio. Iniziative che hanno permessodi informare gli operatori del
settore circa la normativa vigente, le aree a rischio e le metodologie e le procedure da mettere
in campo per ridurre l’inquinamento ed i rischi ambientali, anche , attraverso la distribuzione
del programma d’azione stesso. Le zone vulnerabili riguardano circa l'11% del territorio
regionale e corrispondono, in larga misura, ad aree di pianura. In tali aree le aziende agricole e
zootecniche devono adottare una serie di accorgimenti tecnici, relativamente alla gestione
della fertilizzazione ed altre pratiche agronomiche, indirizzate al contenimento del rischio di
inquinamento. Gli imprenditori interessati, se da una parte risultano gravati da ulteriori
vincoli, dall'altra, possono avvalersi del vantaggio ad essi riconosciuto nell'ambito delle azioni
del Piano di Sviluppo Rurale.
La Direttiva nitrati, tra l'altro, costituisce uno degli atti (Atto A4) previsti nell'ambito dei
criteri di gestione obbligatori, ai quali fa riferimento l'applicazione del regime di
condizionalità introdotto con la nuova PAC.
Inquinamento atmosferico e Cambiamenti climatici
Qualsiasi modificazione della composizione atmosferica, con la presenza di una o più
sostanze tali da alterare le normali condizioni ambientali costituiscono un pericolo diretto o
indiretto per la salute dell’uomo e degli ecosistemi.
Le sostanze inquinanti sono in larga misura di natura antropica (industrie, centrali
termoelettriche, riscaldamento domestico, trasporti) e solo in misura minore di origine
naturale (emissioni gassose di origine vulcanica, decomposizione di materiale organico,
incendi).
I cambiamenti climatici sono da considerarsi un fenomeno a larga scala, fortemente legato
all’emissione nell’atmosfera dei gas a effetto serra la cui correlazione con le variazioni
climatiche locali sono di difficile valutazione in un arco temporale di medio periodo quale
può essere l’attuazione del PSR. L’analisi di questo aspetto và quindi condotta essenzialmente
attraverso lo studio dei dati di emissione dei gas ad effetto serra. Il contesto nazionale
evidenzia un aumento del 28% delle emissioni di CO2 , mentre si registra una diminuzione del
20% per il metano (CH4 ) e del 30% di protossido di azoto (N20).
Se analizziamo il contributo delle attività agricole e forestali relativamente alle emissioni in
atmosfera (vedi tabella sottostante - Indicatore iniziale di obiettivo n.26), si assiste ad un trend
in aumento dal 1990 al 2000 (ved. Allegato 1 alla VAS) per quanto riguarda CH4 e N20.
Alquanto stabile appare invece il trend emissivo di CO2.
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
62
Nonostante la riduzione della superficie forestale calabrese registrata in questi ultimi anni,
emerge chiaramente l’importante contributo che la regione ha circa la riduzione dei gas ad
effetto serra con un bilancio di emissione di CO2 pari a – 1.822.898,31 ton.
Energia
La produzione e il consumo di energia rivestono un ruolo importante nelle modificazioni della
composizione dell’atmosfera. In particolare i processi di combustione di combustibili fossili
aumentano l’effetto serra. Tali processi comportano l’emissione in atmosfera di anidride
carbonica, ossidi di zolfo, ossidi di azoto, polveri sottili, idrocarburi policiclici aromatici,
metalli pesanti che modificano la composizione dell’aria.
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
63
Il Piano Energetico Regionale e i consumi del comparto agricolo
Il Piano Energetico Regionale (PER) della Calabria definisce le linee di programmazione e di
indirizzo della politca regionale e affida un ruolo importante per l’”offerta di energia” al
settore agroforestale. Il PER della Calabria pone, tra gli obiettivi più importanti a fondamento
della programmazione energetica regionale, la definizione delle condizioni idonee allo
sviluppo di un sistema energetico atto a dare priorità alle fonti rinnovabili ed al risparmio
energetico come mezzi per una maggior tutela ambientale. Questo al fine di ridurre le
emissioni inquinanti in atmosfera senza alterare significativamente il patrimonio naturale
della Calabria e puntando alla valorizzazione delle risorse endogene per la riduzione della
dipendenza energetica. La Calabria è caratterizzata da una dipendenza energetica complessiva
non trascurabile (31,2% circa nel 1999). Tale dipendenza deriva esclusivamente dal petrolio,
del quale la regione è sempre stata importatrice totale. Mentre la produzione endogena di gas
naturale e di energia elettrica anche da fonti rinnovabili, consente alla regione non solo di
coprire tutto il proprio fabbisogno di queste fonti, ma anche di esportare l’esubero della
produzione.
La produzione di energie da biomasse in Calabria
In Calabria i risultati dell’analisi territoriale consentono di valutare in 152 MWe il potenziale
energetico complessivo da biomasse vegetali presenti nella Regione. In relazione alle
iniziative di realizzazione di impianti nella regione già avviate (Strongoli, Mercure, Cutro,
Scandale, Cosenza-Legnochimica, Catanzaro-Biozenith, ecc.), uno scenario cautelativo al
2010 prevede l’insediamento di centrali elettriche alimentate da biomassa per una potenza
complessiva di 50-70 MW ed una producibilità di 300-500 milioni di kWh. Gli effetti
conseguenti alla realizzazione degli impianti di cui sopra, nello scenario minimo, prevedono
un quantitativo di combustibili fossili risparmiati pari a 66.000 tep/a ed emissioni di CO2
evitate 160.000 t/a.
Tra gli impianti a biomassa presenti nelle regioni italiane al 2003, 5 sono in Calabria (16%
degli impianti in Italia). La localizzazione degli impianti evidenzia come 4 si trovino nella
provincia di Crotone e 1 nella provincia di Cosenza. Gli impianti hanno una potenza effettiva
da biomassa vergine pari a 100 MWe (Indicatore iniziale di obiettivo n.24). Un potenziale che
vede la Calabria come prima regione italiana su un totale di 311 MWe. Per quanto riguarda la
produzione di bioenergia (esclusa da biomassa) si evidenzia in regione una quantità lorda di
energia idroelettrica pari a 716 GWh (fonte GRTN anno 2000) ed 1 GWh di energia eolica e
fotovoltaica, contro una quantità derivante dal termico tradizionale pari a 6.484 GWh.
La salvaguardia della qualità dei suoli agrari: utilizzazione della superficie agricola e
modalità di produzione
Le principali minacce di degrado del suolo, indicate a livello europeo dalla Comunicazione
della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo n. 179 del 2002 “Verso una
strategia tematica per la protezione del suolo”, che interessano la Calabria sono: erosione,
diminuzione della sostanza organica, salinizzazione, inondazioni e smottamenti,
impermeabilizzazione.
Per individuare lo stato generale della gestione dei suoli agrari della regione possono essere
presi in considerazione alcuni indicatori inerenti le pratiche agricole in grado di influenzare
(positivamente o negativamente) alcuni dei fenomeni degradativi del suolo.
Questi indicatori considerano le pratiche agricole relative alle successioni colturali dei
seminativi (monosuccessione, avvicendamento libero, rotazione) e le lavorazioni principali
dei terreni (aratura e ripuntatura).
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
64
Dall’analisi dei dati, emerge che in Calabria oltre 23 mila ettari a seminativo sono sottoposti a
monosuccessione (13,4% dei seminativi totali), il 26,7% ad avvicendamento libero e il 19,1%
a rotazione. Rispetto al dato medio nazionale la Calabria si attesta quindi ad un buon livello di
salvaguardia ambientale per la minore incidenza della monosuccessione, mentre bassa risulta
la diffusione delle rotazioni.
Vengono poi prese in considerazione le aziende che praticano lavorazioni profonde del
terreno (aratura e ripuntatura maggiore di 40 cm). La Calabria si pone su valori percentuali
superiori al dato medio nazionale per quanto riguarda le aziende che praticano aratura oltre i
40 cm (23,7% sulle aziende con SAU rispetto al 18,6% nazionale), mentre si colloca al di
sotto della media nazionale per il numero di aziende con ripuntatura oltre i 40 cm (1,7%
contro il 3,1% nazionale).
Problematiche relative al suolo nel territorio calabrese e connessioni con l’agricoltura
Fenomeni erosivi
Riguardo alla vulnerabilità del suolo all’erosione, si ricorda che il valore medio di perdita di
suolo per l’Italia, stabilito nel QCMV come “indicatore di impatto” n. 22 è di 3,11 t/ha/anno
ed è stato calcolato a livello europeo con il modello PESERA (Pan European Soil Erosion
Risk Assessment - Gobin et al. 1999). Poiché il suddetto dato medio nazionale è circa il
doppio rispetto a quello europeo, è evidente il motivo per cui la difesa del suolo dal rischio di
erosione rappresenta una delle quattro linee strategiche dell’asse Ambiente proposte dal Piano
Strategico Nazionale.
Il territorio calabrese è soggetto ad elevato rischio potenziale di erosione (3,2 Ton/Ha/anno -
Indicatore iniziale di obiettivo n.22) a causa della forte aggressività climatica (erosività delle
piogge), dell’elevata erodibilità del suolo e dell’elevata pendenza dei versanti. Per le aree
interne si tratta, tuttavia, di un rischio teorico attualmente controllato in larga misura dalla
copertura vegetale. Le aree interessate da fenomeni erosivi di forte intensità, riguardano i
comprensori agricoli di collina ed in particolare i rilievi collinari mio-pliocenici del versante
ionico. Tali aree sono destinate in prevalenza alla coltivazione del grano duro in
monosuccessione ed a oliveto. La messa a coltura di versanti acclivi, fino agli anni ‘60
destinati a pascolo o ad arbusteti, è stata la causa principale del degrado dei suoli in questi
comprensori ed ha favorito l’espansione delle zone prive di copertura pedologica e
conseguentemente prive di copertura vegetale. La perdita irreversibile di capacità produttiva
dei suoli consente di identificare queste aree come “desertificate” o in via di progressiva
“desertificazione”. Secondo i dati dell’ARSSA, che ha realizzato la Carta del Rischio di
erosione attuale e potenziale, oltre il 50% del territorio regionale risulta soggetto ad erosione
idrica.
Attribuendo alla perdita di suolo (espressa in mm/ha delle classi di erosione) è possibile
mettere in evidenza, dall’indagine condotta dall’ARSSA, che oltre il 31,7 % dei suoli
calabresi è classificato essere a severo rischio, con perdite annue di suolo comprese nel
seguente range 1 <>20 mm. Una frazione molto piccola del territorio regionale viene
classificata a rischio “catastrofico”. In questa classe ricadano lo 0,42% dei suoli calabresi e
considera perdite annue di suolo superiori a 20 mm. La rimanente porzione di territorio è
invece interessato da erosione “nulla” o “trascurabile”. L’indagine svolta dall’ARSSA, ha
permesso di verificare, a livello regionale, il ruolo svolto dalla vegetazione arborea e arbustiva
nelle aree interne ad alto rischio “potenziale” di erosione ma a rischio “attuale” lieve nel
contenimento dei fenomeni di perdita di suolo.
Perdita di sostanza organica
La sostanza organica nel suolo ne condiziona la fertilità, la stabilità di struttura, l’erodibilità e
la capacità di stoccaggio dell’acqua. In Calabria il contenuto in sostanza organica nei suoli
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
65
varia, particolarmente, in funzione delle quote di livello altimetrico. Nei suoli dei rilievi
interni del Pollino, della Sila, delle Serre e dell’Aspromonte si registrano tenori di sostanza
organica superiori al 3%. La buona copertura vegetale, di tipo arboreo o arbustivo, e la
disponibilità di acqua accompagnate dall’azione delle basse temperature, favoriscono in
queste aree l’accumulo di residui organici nel suolo. Nelle aree a bassa quota (<300 m s.l.m.),
con prevalente destinazione agricola, rappresentative di circa il 55% del territorio regionale, il
contenuto in sostanza organica varia da medio a scarso o molto scarso. Uno studio finalizzato
all’analisi della variabilità spaziale del contenuto in S.O. in aree campione di questi
comprensori, ha evidenziato valori particolarmente bassi (< 0,7%) in aree agricole interessate
da erosione accelerata, mentre negli stessi ambienti, ma in aree più conservate, il contenuto in
materia organica si attesta su valori medi (1,5 – 2,3%).
Da questi dati si evince che la gestione agricola dei suoli, associata a favorevoli condizioni
climatiche, favorisce la mineralizzazione della S.O. che tuttavia raggiunge una situazione di
equilibrio intorno a valori medi; l’impoverimento di sostanza organica risulta invece non
sostenibile nel caso di sistemi agricoli non conservativi (monosuccessione, mancata adozioni
di tecniche di contrasto dell’erosione).
Incendi boschivi
La Calabria, nel corso del 2004, è stata la regione italiana maggiormente colpita dagli incendi
boschivi facendo registrare 1.289 eventi (-13% rispetto al 2003). Gli ettari andati in fumo, tra
superfici boscate e non boscate sono stati 9.816 (-8%). La ripartizione della cause del 2004
presenta una notevole similitudine con quella dell’anno precedente: nel 2003 il 17,2% degli
incendi è stato attribuito a cause colpose, valore che scende al 15,6% nel 2004. Gli atti dolosi,
che nel 2003 sono stati il 72,8%, nel 2004 risultano essere il 74,6%. Insignificante la
percentuale di incendi dovuti a cause naturali o accidentali. Da indagini svolte dal CFS hanno
evidenziato una correlazione molto stretta fra la presenza delle aziende zootecniche e
l’insorgenza di incendi boschivi: il 23.2% del totale dei roghi è stato causato dalla bruciatura
delle stoppie per il rinnovo dei pascoli. Dall’analisi dei dati dal 2001 al 2005 si assiste ad una
diminuzione del fenomeno.
Desertificazione
L’ARPACal, in qualità di partner del Progetto Interreg IIIB Medocc (denominato
DESERTNET), ha realizzato, alla scala 1:250.000, la carta delle aree sensibili alla
desertificazione attraverso il metodo MEDALUS che deriva tali aree dal prodotto quattro
componenti:
· l’indice di Qualità Climatica (vedi paragrafo Aria e cambiamenti climatici);
· l’indice di Qualità del Suolo;
· l’indice di Qualità della Vegetazione;
· l’indice di Qualità Gestionale.
L’indice di Qualità del Suolo (SQI) è stato ottenuto mediante il calcolo del prodotto
geometrico di alcuni parametri: tessitura, roccia madre, pietrosità, profondità, pendenza e
drenaggio. Basandosi su tali elaborazioni, si evince che solo una piccola parte del territorio
regionale (4%) è caratterizzato da suoli di alta qualità, mentre più della metà del territorio
rientra nella categoria a bassa qualità. Questo risultato è da attribuirsi probabilmente alla
frequenza di substrati silicei con litosuoli poco profondi in gran parte del territorio ed alla
natura prevalentemente montuosa della regione.
Le aree ad alta qualità di suolo sono localizzate nelle principali pianure alluvionali della
regione: la Piana di Sibari, la Piana di Lamezia e la Piana di Gioia Tauro, dove, come
conseguenza della natura pianeggiante del territorio, si ha un maggiore accumulo di suoli
profondi e scarsi fenomeni erosivi e di dilavamento. L’abbondanza di substrati argillosi sul
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
66
versante jonico della regione conferisce complessivamente a questo settore bassa e/o media
qualità di suolo anche in pianura. Tale indice, deve essere, comunque, considerato funzionale
in relazione ai soli parametri analizzati e non in termini assoluti.
L’Indice di Qualità della Vegetazione, per il territorio della Calabria è stato calcolato tenendo
conto dei seguenti indicatori: rischio d’incendio della vegetazione e sua capacità di recupero;
protezione dall’erosione nei confronti del suolo; resistenza all’aridità e percentuale di
copertura del manto vegetale (soprattutto della componente arboreo-arbustiva).
Dall’analisi di tale indice, il territorio calabrese risulta in gran parte caratterizzato da mediobasso
grado di qualità, soprattutto nella fascia basale e collinare dove le formazioni forestali
originarie sono pressoché scomparse da estese porzioni di territorio o sostituite da
rimboschimenti soggetti a sfruttamento per la produzione di legname.
Solo il 17% del territorio è caratterizzato da alta qualità della vegetazione. Si tratta di aree
quasi tutte localizzate nella fascia montana e caratterizzate dalla persistenza di estese foreste
decidue e sempreverdi in buono stato di conservazione.
Con la qualità della gestione viene considerata la componente antropica come fattore diretto
in grado di determinare pressioni atte all’avvio di processi di degrado del paesaggio. I risultati
una lettura anche intuitiva della realtà territoriale calabrese evidenziando l’alta percentuale di
territorio a bassa e/o media qualità di gestione. In particolare la costa tirrenica e la provincia
di Reggio Calabria mostrano una maggiore distribuzione di aree a bassa qualità di gestione.
Le aree ad alta qualità sono in gran parte localizzate nella fascia montana e coincidono in gran
parte con le aree protette dove le attività agricole e di uso del suolo sono limitate e più
strettamente regolamentate.
La combinazione dei quattro indici di qualità, pur se calcolati sulla base di dati generali e ad
una scala che non permette approfondimenti e utilizzo di informazioni puntuali, ha portato ad
una lettura del territorio omogenea e realistica. Dalla lettura derivante dalle elaborazioni, il
versante ionico della regione è significativamente più sensibile al fenomeno della
desertificazione ed in particolare le tre aree critiche più ampie sono: la fascia costiera e
collinare dell’Alto Jonio dalla Piana di Sibari fino al confine settentrionale della regione; il
Marchesato di Crotone; la fascia costiera meridionale da Reggio Calabria a Capo Spartivento.
In queste aree si concentrano alte percentuali di territorio ricadente nella categoria più critica
(critico 1) nei confronti di fenomeni di desertificazione. Più in generale si nota come tutto il
tratto costiero del versante jonico rientra nelle categorie critiche (1, 2 e 3) salvo rare
eccezioni. Le aree risultanti sono già notoriamente considerate aree a rischio per il fenomeno
siccitoso ed il dissesto idrogeologico. Proprio la combinazione di questi due elementi
favorisce l’instaurarsi di condizioni che possono evolvere verso fenomeni di desertificazione.
Complessivamente circa il 50% del territorio regionale rientra nelle tre categorie più critiche
nei confronti della desertificazione.
Uso di pesticidi
Come si evidenzia dalla tabella seguente l’uso di fitosanitari in Calabria rispetto al totale
nazionale rappresenta il 2,77 %.
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
67
Biologico
L’agricoltura e la zootecnia biologiche rappresentano, in maniera sufficientemente oggettiva,
garanzia di prodotti di buona qualità anche da un punto di vista della salubrità.
Per quanto riguarda il settore agricolo, l’incidenza delle aziende biologiche sul totale delle
aziende calabresi è pari al 2,13%. Mentre in termini di SAU, la percentuale di SAU coltivata a
biologico sul totale della SAU in Calabria è pari all’8,65% (Indicatore iniziale di obiettivo
n.23). Il PSR, destinando contributi finanziari all’incentivo delle produzioni biologiche ed al
benessere degli animali, tendenzialmente andrà ad incrementare le percentuali di biologico a
livello regionale e contribuirà all’innalzamento qualitativo dei prodotti derivati
dall’allevamento zootecnico.
La Regione Calabria è impegnata, attraverso i S.A.T.A. (Servizio Assistenza Tecnica agli
Allevamenti), a fornire assistenza tecnica agli allevatori sull’applicazione delle norme sul
benessere degli animali. Il servizio è assicurato sul territorio regionale attraverso le
associazioni degli allevatori in tutti i principali settori zootecnici regionali ( bovini, ovicaprini,
suini, equini, avicunicoli ed allevamenti apistici) in maniera capillare. E’ previsto un
piano di visite presso le aziende al fine di informare i produttori su tutte le norme in vigore,
dare consulenza sull’adeguamento delle strutture al fine di conformarsi alle suddette norme e
monitorare le aziende stesse al fine di far emergere i punti critici.
Le produzioni animali in Calabria vedono la prevalenza della specie bovina, come descritto
nelle filiere, ed all’interno di essa, in considerazione della vocazionalità dell’allevamento ai
fini della produzione di latte. Nella nostra regione è stato intrapreso dalle organizzazioni dei
produttori e dalle maggiori associazioni del settore un piano per il benessere degli animali. Il
suddetto progetto prevede il monitoraggio, il controllo ed l’eventuale assistenza non solo per
conformarsi alle norme cogenti sul benessere, ma anche per andare al di là delle stesse. Le
aziende partecipanti rappresentano circa l’85% del totale degli allevamenti di bovini da latte
in Calabria. E’ stata realizzata una check-list di controllo al fine di evidenziare i punti deboli
delle singole aziende e di esprimere giudizi per ciascun quesito posto. Il
monitoraggio/controllo consentirà di conoscere la realtà produttiva calabrese, non solo sotto
l’aspetto meramente economico, ma anche sotto l’aspetto del benessere degli animali e della
tutela dell’ambiente. L’ispettore, selezionato e formato allo scopo, procede alle visite
aziendali per controllare il rispetto delle norme cogenti, il management aziendale e personale,
i sistemi di allevamento e le tipologie di stabulazione, l’ambiente, l’alimentazione adottata e
gli aspetti igienico sanitari. Gli aspetti sopra citati consentono di avere chiare tutte le
informazioni necessarie ad appurare che sia qualitativamente che quantitativamente il
benessere degli animali sia assicurato. Grazie al controllo sul numero di capi per addetto,
formazione del personale, presenza di consulenti nel campo specifico qualificati e
registrazione delle operazioni in stalla si ha il quadro inerente il settore del personale. Con
l’esamina della tipologia di stabulazione con relativa superficie a disposizione per capo,
strutture per il parto, di isolamento ed altre strutture-attrezzature, la verifica sulle procedure
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
68
per la preparazione e la distribuzione della razione, la facilità per ogni capo di potersi
alimentare ed abbeverare (dimensione e stato di manutenzione di mangiatoie, abbeveratoi e
rastrelliere), sino al controllo della coibentazione ed aerazione dei ricoveri si valuta lo stato di
benessere degli animali che si rispecchia nella qualità delle produzioni. Infine, settore
importante è lo stato di igiene, body conditional score, l’eventuale somministrazione di
farmaci ed il rilevamento di patologie in atto consente di avere il quadro delle condizioni di
salute dell’allevamento.
L’obbligatorietà del rispetto delle norme sulla condizionalità per l’adesione ai contributi del
PSR 2007 – 2013, consentirà di ottenere buoni risultati relativamente alla salvaguardia della
qualità dei suoli agricoli e forestali. Questo in quanto sono previste pratiche agronomiche tese
a ridurre i fenomeni degradativi dei suoli.
Il rifinanziamento delle misure sull’agricoltura biologica e l’introduzione del contributo della
zootecnia biologica, con gli obblighi derivati, l’abolizione di prodotti chimici di sintesi,
l’oculato utilizzo di fertilizzanti di origine animale ed altre pratiche agronomiche utilizzate,
quali: le rotazioni, l’inerbimento, il sovescio, ecc; consentiranno di ottenere buoni risultati
sull’ambiente agricolo calabrese.
Le risorse, impegnate per finanziare la misura sull’agricoltura integrata e non finanziate dal
2000, consentirà l’abbattimento dell’utilizzo di fitofarmaci e fertilizzanti chimici. Una
metodica anch’essa importante nella tutela dell’ambiente.
Oltre ai risultati attesi dall’applicazione delle norme obbligatorie si è inteso introdurre
pratiche agricole che vadano al di là delle BCAA finanziando azioni che riguardano la
riduzione dell’erosione del suolo, il mantenimento della sostanza organica, l’inerbimento e le
rotazioni agrarie, partecipando in maniera diretta alla riduzione del degrado del suolo.
I punti di forza e di debolezza dell’ambiente in Calabria
Di seguito si riportano le indicazioni emerse nell’analisi precedente.
PUNTI DI BEBOLEZZA
Forte incidenza delle aree collinari e montane;
Scarsa tutela degli elementi paesaggistici e ambientali;
Presenza di aree sottoutilizzate e aree sovrautilizzate;
Scarsa fruibilità e bassa qualità delle risorse
ambientali;
Inquinamento del suolo nei territori ad agricoltura
intensiva;
Erosione del suolo;
Presenza diffusa dei fenomeni di dissesto idrogeologico;
Perdita di porzioni significative di superfici boschive
causa incendi;
Scarsa tutela della biodiversità.
MINACCE
Perdita del valore ambientale della Calabria;
Ulteriore indebolimento delle aree montane e
collinari;
Spopolamento dei comuni ricadenti nelle aree a
valenza ambientale;
Estinzione di alcune specie.
PUNTI DI FORZA
Elevato valore del patrimonio naturalistico, ambientale
e paesaggistico presente in gran parte del territorio;
Presenza di numerose aree protette e di siti Natura
2000;
Elevato livello di biodiversità vegetale e florofaunistico;
Pratiche agricole non particolarmente devastanti per
l’ambiente;
Presenza di prodotti agricoli non presenti in altri
territori italiani o europei.
OPPORTUNITA’
Crescente interesse a livello nazionale ed europeo
per il turismo naturale;
Crescente attenzione, anche a livello europeo, al
reddito degli agricoltori presenti nelle aree
svantaggiate;
Crescente attenzione, anche a livello europeo, alle
pratiche agricole e di allevamento rispettose
dell’ambiente;
Possibilità di coltivazioni di tipo biologico e
integrato con un mercato in crescita.
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
69
BISOGNI
Favorire la permanenza degli operatori agricoli e forestali nelle aree rurali in funzione del loro ruolo di
presidio e salvaguardia del territorio;
Tutelare le risorse naturali e la biodiversità;
Contrastare il fenomeno degli incendi;
Contrastare il fenomeno di dissesto idrogeologico;
Contrastare l’inquinamento dai nitrati e il degrado del suolo;
Sostenere la produzione di energia rinnovabile.
Sulla base dell’analisi dei punti di forza e di debolezza del settore ambientale calabrese e delle
attività agricolo – forestali in esso praticate, si sono individuati i principali fabbisogni di
intervento.
Prioritario è tutelare le risorse naturali e la biodiversità calabrese, che possono rappresentare
occasione di sviluppo economico delle aree interne e di montagna. Segue il bisogno di
favorire la permanenza degli operatori agricoli e forestali nelle aree rurali, allo scopo di
utilizzare il loro ruolo di presidio e salvaguardia del territorio.
Sarà necessario, inoltre, contrastare i fenomeni di dissesto idrogeologico, degli incendi,
l’inquinamento di origine agricola ed il degrado del suolo. Risulta, ancora, importante
sviluppare la produzione di energia rinnovabile al fine di salvaguardare l’ambiente e
valorizzare economicamente le risorse naturali.
3.1.4 L’economia rurale e la qualità della vita
Per evidenziare le caratteristiche delle varie aree si propone qui di seguito un’analisi basata
anche sugli indicatori baseline (Allegato VIII del Regolamento CE n. 1794/06); laddove
l’indicatore non risulta disponibile al livello di disaggregazione territoriale sotto considerato
sono stati utilizzati i dati statistici riferiti al livello regionale.
Caratteristiche demografiche e sociali
L’area di riferimento – i comuni rurali calabresi – si estende per circa 14 mila kmq (pari a
circa il 97% dell’intera Regione), e comprende, nel 2001, 403 Comuni (pari a circa il 98%
dell’intera Regione) su cui insiste una popolazione pari a 1.600 mila unità (circa l’80%
dell’intera Regione). La restante popolazione (circa 406 mila residenti) vive nei Comuni
urbani.
Più della metà dei Comuni rurali calabresi (il 55% circa) sono caratterizzati da fenomeni di
marginalità e di ritardo di sviluppo. Solo il 14% dei Comuni praticano un’agricoltura
intensiva e specializzata (per il 10% rientrano nella categoria urbana e per il 3% in quella
rurale). I Comuni che rientrano nella categoria di periurbani rappresentano il 15% dei
Comuni calabresi. Le aree rurali propriamente dette sono rappresentate dall’85% dei
Comuni.
Quasi la metà dei Comuni rurali calabresi (il 45%) sono in declino e il 39% di essi presenta
fenomeni di spopolamento. Solo il 9% dei Comuni sono ad agricoltura intensiva e
specializzata (per il 7% rientrano nella categoria urbana e per il 2% rurale) e il 18% sono
quelli che fanno riferimento ad aree periurbane. Un quinto dei Comuni appartiene alle aree
protette. Meno dell’8% sono quelli che presentano caratteristiche di diversificazione del
sistema economico-produttivo.
Circa 1/3 della popolazione e il 46% della superficie è localizzata nelle aree rurali in ritardo
di sviluppo. Le aree urbanizzate, che coprono solo il 3% della superficie totale, registrano la
presenza del 20% della popolazione. Le aree rurali intermedie ad agricoltura estensiva
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
70
coprono il 20% circa della superficie regionale su cui insiste il 12% circa della popolazione.
Le aree rurali intermedie evidenziano, rispetto alle aree rurali ad agricoltura specializzata,
una minore densità della popolazione.
Tabella 3.2 - Comuni, residenti e superficie nelle diverse tipologie di aree rurali
Comuni Residenti Superficie
Aree urbane 6 406.184 462
Aree rurali urbanizzate ad agricoltura intensiva e specializzata 42 349.016 1.812
Aree rurali ad agricoltura intensiva e specializzata 15 134.436 999
Aree rurali intermedie diversificate 64 238.378 1.762
Aree rurali intermedie ad agricoltura estensiva 57 236.358 3.089
Aree rurali in ritardo di sviluppo 225 645.092 6.961
Totale 409 2.009.464 15.085
Comuni Residenti Superficie
Aree urbane 1,47 20,21 3,06
Aree rurali urbanizzate ad agricoltura intensiva e specializzata 10,27 17,37 12,01
Aree rurali ad agricoltura intensiva e specializzata 3,67 6,69 6,62
Aree rurali intermedie diversificate 15,65 11,86 11,86
Aree rurali intermedie ad agricoltura estensiva 13,94 11,76 20,48
Aree rurali in ritardo di sviluppo 55,01 32,10 46,15
Totale 100,00 100,00 100,00
La densità abitativa è nettamente più bassa nei comuni compresi nelle cinque tipologie di
aree rurali (121 ab/km2 circa come valore medio) rispetto alla media regionale (133 ab/km2
circa) e dei comuni urbani (888 ab/km2). Densità abitative particolarmente basse sono quelle
rilevate per le aree rurali in ritardo di sviluppo e in quelle ad agricoltura intensiva,
rispettivamente 88 ab/km2 e 74 ab/km2 (Indicatore di contesto n. 17).
Nell’ultimo decennio, 1991-2001, si registra in Regione una tendenza allo spopolamento pari
a -2,95 (Indicatore di obiettivo n. 34), pur in presenza di intensità diverse tra le differenti aree
individuate. Infatti i Comuni localizzati nelle aree rurali in ritardo di sviluppo presentano
tassi di spopolamento (-5,62) nettamente più alti rispetto alle altre aree. Le aree rurali che
registrano minore intensità di tassi di spopolamento sono quelle definite aree rurali
urbanizzate ad agricoltura intensiva e specializzata (-0,75) e aree rurali intermedie e
diversificate (-0,90). Tali aree sono localizzate lungo la fascia costiera tirrenica cosentina e
nelle zone di pianura. Tali aree per la strutturazione del sistema economico-produttivo
fungono da poli di attrazione per i comuni interni ed adiacenti, soprattutto quelli compresi
nelle aree rurali in ritardo di sviluppo. La tendenza allo spopolamento dei comuni compresi
nelle aree urbanizzate deriva in larga misura da scelte che non attengono alle problematiche
economiche ma alla qualità della vita.
Per quanto riguarda la struttura per classi di età (0-14 anni/>65 anni) per area rurale
individuata è confermato, in quasi tutte le aree rurali, un tendenziale fenomeno di
invecchiamento della popolazione residente. L’indice di vecchiaia a livello regionale è
aumentato di circa il 40% (Indicatore di contesto n. 18) passando dal 63,8% del 1991 al
102,3% del 2001. Nei Comuni rurali, sia in quelli ad agricoltura estensiva che in quelli in
ritardo di sviluppo, la distribuzione per fascia di età evidenzia una minore incidenza di
giovani rispetto agli anziani: rispettivamente 0,87 e 0,89 (Indicatore di contesto n. 18). L’
unica eccezione è quella delle aree rurali ad agricoltura intensiva e specializzata in cui
l’indice di ricambio generazionale è mediamente pari a 1,30.
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
71
Nei Comuni rurali i diplomati e laureati rappresentano circa il 30% (Indicatore di contesto n.
22) della popolazione residente con più di 25 anni di età, a fronte del 32% della Regione e
del 44% circa dei Comuni urbani (Censimento del 2001). Seppur in presenza di uno sbalzo
consistente, negli ultimi anni, la situazione nelle aree rurali ad agricoltura intensiva (28,5%),
ad agricoltura estensiva e in ritardo di sviluppo (28,9%) rimane al di sotto della media
regionale. Vi è comunque da sottolineare che il tasso di istruzione superiore presenta una
enorme variabilità all’interno dei Comuni considerati rurali, con una forte accentuazione del
divario tra quelli montani ed interni e quelli localizzati nella fascia costiera, vicini ai centri
urbani e nelle aree di pianura.
La struttura produttiva
Nonostante i pur lenti processi di modernizzazione socio-demografica, la situazione
economica nei Comuni rurali continua a rimanere grave e preoccupante23.
L’intensità imprenditoriale e autonoma nelle attività extragricole nell’area rurale è in linea
con quella media regionale ed è pari al 22% della popolazione (Indicatore di obiettivo n. 30)
che, non va dimenticato, è tra le più basse dell’intero paese. E’ da notare, tuttavia, che
l’incidenza del lavoro imprenditoriale ed autonomo è più basso nelle aree urbanizzate e nelle
aree rurali ad agricoltura intensiva rispetto alle altre tipologie di aree rurali.
La struttura occupazionale evidenzia un’incidenza percentuale di occupati in attività
extragricola pari ad oltre l’80% con valori più alti nelle aree urbane (97%) e valori più bassi
nelle aree rurali urbanizzate ad agricoltura intensiva e specializzata (79%) (Indicatore di
contesto n. 20). Il tasso di disoccupazione medio regionale è molto alto (24%) ed in linea con
quello medio delle diverse aree rurali identificate, ad eccezione di quelle rurali ad agricoltura
intensiva che presenta un tasso di disoccupazione pari al 29% (Indicatore di contesto n. 21), di
gran lunga più alto rispetto alle altre aree. Le donne e i giovani pagano in misura maggiore il
peso della congiuntura sfavorevole e sono vistosamente più penalizzate degli uomini. Tale
fenomeno non è comunque prerogativa solo dei Comuni rurali, in quanto anche i tassi di
disoccupazione regionali e nei Comuni urbani sono in linea con il fatto che le donne
partecipano in misura inferiore rispetto agli uomini al mercato del lavoro.
La struttura dell’economia rurale è caratterizzata dal peso predominante dei servizi
nell’economia. In particolare, l’industria pesa in media solo per il 16% contro circa l’80% dei
servizi (indicatore di contesto n. 19)24. Il peso dei servizi sul VA si mantiene pressocchè
costante nel tempo intorno all’80% (indicatore di obiettivo n. 29)25; solo nella provincia di
Crotone il valore si attesta intorno al 70% .
Considerando il settore non agricolo nelle aree rurali si evince che la percentuale di agricoltori
che esercitano altre attività lucrative è elevata nelle aree rurali in ritardo di sviluppo (1,4%),
mentre si riduce notevolmente nelle aree rurali urbanizzate ad agricoltura intensiva (0,7%)
(Indicatore di obiettivo n. 27) .
Utilizzando i dati del Censimento ISTAT del 2001 è possibile effettuare un’analisi più
accurata della struttura produttiva extragricola dell’area in questione.
Relativamente alle dimensioni strutturali dell’economia, le UL sono mediamente
sottodimensionate (2,4) con una tendenza alla ulteriore riduzione delle dimensioni aziendali
23 L’analisi della struttura produttiva non ha disponibilità di dati quantitativi relativi ai baseline indicator n. 28 e
33.
24 Il dato è disponibile a livello provinciale, tuttavia esso può essere considerato una buona approssimazione del
dato relativo ai comuni rurali tenuto conto della loro numerosità all’interno delle province calabresi.
25 ibidem
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
72
nelle aree rurali interne (2,0 circa) e valori superiori alla media regionale in quelle urbane (3,1)
e ad agricoltura intensiva (2,6) (Indicatore di contesto n. 19).
La concentrazione produttiva (addetti/popolazione residente) è elevata nelle aree urbane
(19%), mentre è al di sotto della media (12%) nelle aree rurali ad agricoltura estensiva ed in
ritardo di sviluppo (9,5%) (Indicatore di obiettivo n. 29).
Considerando la specializzazione non agricola, l’analisi mette in evidenza come le aree urbane
sono specializzate prevalentemente nel settore delle costruzioni e in quello alberghiero, mentre
le specializzazioni del settore agroalimentare, tessile e dell’industria del legno si concentrano
nei territori rurali con una differenziazione notevole nelle dinamiche insediative passando da
un settore all’altro.
Tabella n. 3.3 Struttura dell’economia - Peso % dei diversi settori sul VA ai prezzi di base (2002)
Industria Servizi
Province
Agricoltura,
silvicoltura
e pesca
Industria
in senso
stretto
Costruzioni Totale
industria
Commercio,
riparazioni,
alberghi e
ristoranti,
trasporti e
comunicazioni
Intermediazione
monetaria e
finanziaria;
attività
immobiliari e
imprenditoriali
Altre attività
di servizi
Totale
servizi
Valore
aggiunto ai
prezzi base
(al lordo
SIFIM)
Cosenza 5 11 7 18 24 26 27 77 100
Crotone 8 15 10 24 21 22 24 67 100
Catanzaro 6 10 5 15 26 22 31 80 100
Vibo Valentia 7 12 4 16 28 23 27 77 100
Reggio di Calabria 7 8 4 12 26 24 31 81 100
Calabria 6 10 6 16 25 24 29 78 100
Fonte: Istat, Conti Provinciali, 2004
Tabella n. 3.4 Sviluppo economico del settore non agricolo - Evoluzione
del VA per settore di attività
Provincia
Peso % delle
attività
economiche 1999 2000 2001 2002 2003
Agricoltura 5 4 5 5 5
Cosenza Industria 17 17 18 18 17
Servizi 77 78 77 77 77
Agricoltura 7 6 6 6 7
Catanzaro Industria 18 16 14 15 13
Servizi 75 78 79 80 80
Agricoltura 7 6 7 8 6
Crotone Industria 21 24 25 24 25
Servizi 72 70 68 67 69
Agricoltura 8 7 7 7 7
Vibo Valentia Industria 16 15 15 16 14
Servizi 77 77 78 77 79
Agricoltura 7 6 7 7 6
Reggio Calabria Industria 13 12 13 12 12
Servizi 80 81 81 81 82
Agricoltura 6 6 6 6 6
Calabria Industria 16 16 16 16 15
Servizi 77 78 78 78 79
Fonte: elaborazioni Inea su dati Istat
La struttura occupazionale evidenzia un’incidenza percentuale di occupati in attività
extragricola pari ad oltre l’80% (Indicatore di contesto n. 20) con valori più alti nelle aree
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
73
urbane (97%) e valori più bassi nelle aree rurali urbanizzate ad agricoltura intensiva e
specializzata (79%). La differenza tra il peso dei servizi in termini di valore aggiunto e di
occupati è spiegata dalla forte presenza del settore pubblico che remunera con stipendi più
elevati rispetto al settore privato. Nelle aree rurali l’occupazione agricola pesa tra l’11 e il
17%. Valori più elevati si registrano nelle aree rurali in ritardo di sviluppo, segnale di
un’economia debole che non riesce ad assorbire lavoro agricolo in eccesso. Le aree rurali
sono caratterizzate anche da un peso dell’occupazione nei servizi più bassa di 20 punti
percentuali rispetto alle aree urbane, segnale anche di una più bassa qualità della vita in queste
aree.
Le aree rurali calabresi nell’ultimo decennio hanno visto una complessiva riduzione degli
occupati in tutti i settori (-10,84%). Industria e servizi hanno perso circa l’8% degli occupati
nel decennio 1991-2001 (indicatore obiettivo n. 28 ). In particolare, l’industria ha registrato
una flessione più marcata (- 22% contro il 2,68% dei servizi). Si tratta pertanto di economie in
difficoltà che hanno bisogno di essere rivitalizzate sia dal punto di vista economico sia
attraverso un miglioramento della qualità della vita.
Tabella 3.6 Sviluppo occupazionale del settore non agricolo - Variazione % degli occupati (2001-1991)
Agricoltura Industria Servizi
Industria e
Servizi Totale
Aree urbane 38,93 -8,59 -4,52 -5,23 -4,39
Aree rurali urbanizzate ad agricoltura
intensiva e specializzata -26,74 -21,18 -3,62 -9,15 -13,24
Aree rurali ad agricoltura intensiva e
specializzata 14,33 -34,86 -0,14 -12,53 -10,12
Aree rurali intemedie diverisificate -23,91 -27,71 -4,31 -11,83 -13,65
Aree rurali ad agrcoltura estensiva -39,57 -21,74 11,19 -1,26 -10,82
Aree rurali in ritardo di sviluppo -21,41 -23,82 -4,37 -10,57 -12,62
Totale -23,74 -22,26 -2,68 -8,40 -10,84
Fonte: elaborazioni INEA su dati Istat
Utilizzando i dati del Censimento ISTAT del 2001 è possibile effettuare un’analisi più
accurata della struttura produttiva extragricola dell’area in questione.
Relativamente alle dimensioni strutturali dell’economia, le UL sono mediamente
sottodimensionate (2,4) con una tendenza alla ulteriore riduzione delle dimensioni aziendali
nelle aree rurali interne (2,0 circa) e valori superiori alla media regionale in quelle urbane (3,1)
e ad agricoltura intensiva (2,6). La concentrazione produttiva (totale addetti
Tabella 3.5 Struttura dell’occupazione - Distribuzione degli occupati per area (peso %) - 2004
Aree Agricoltura Industria Terziario Totale
Aree urbane 2,8 16,4 80,8 100,0
Aree rurali urbanizzate ad agricoltura intensiva e specializzata 20,8 21,6 57,5 100,0
Aree rurali ad agricoltura intensiva e specializzata 11,4 23,5 65,1 100,0
Aree rurali intemedie diverisificate 12,7 23,1 64,2 100,0
Aree rurali ad agrcoltura estensiva 15,9 24,8 59,2 100,0
Aree rurali in ritardo di sviluppo 17,0 22,6 60,5 100,0
Totale 13,6 21,5 65,0 100,0
Fonte: elaborazione INEA su dati istat, 2004
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
74
extraagricoli/popolazione residente) è elevata nelle aree urbane (19%), mentre è al di sotto
della media (12%) nelle aree rurali ad agricoltura estensiva ed in ritardo di sviluppo (9,5%). In
particolare, se si guarda all’evoluzione del dato negli ultimi trent’anni si osserva che nei
comuni rurali l’indicatore ha registrato solo un lieve miglioramento (passando da 6,23 del
1971 a 8,25 del 2001) mentre nei comuni urbani esso è migliorato nettamente (passando da
9,75 del 1970 a 14,11 del 2001).
Considerando la specializzazione non agricola, le aree urbane sono specializzate
prevalentemente nel settore delle costruzioni e in quello alberghiero, mentre le specializzazioni
del settore agroalimentare, tessile e dell’industria del legno si concentrano nei territori rurali
con una differenziazione notevole nelle dinamiche insediative passando da un settore all’altro.
Tabella 3.7 - Specializzazione produttiva nelle diverse aree rurali
Specializzazione
non agricola Asse
3
Aree urbane
Aree rurali
urbanizzate ad
agricoltura
intensiva
Aree rurali ad
agricoltura
intensiva
Aree rurali
intermedie
diversificate
Aree rurali ad
agricoltura
estensiva
Aree rurali in
ritardo di
sviluppo
Totale
Alta tecnologia 0,9 1,1 1,8 0,6 0,8 0,9 1
Legno 0,8 0,1 0,6 1,0 1,1 1,3 1
Agroalimentare 0,8 1,2 1,3 0,8 1,1 1,1 1
Tessile 0,2 0,3 0,7 3,9 1,9 0,4 1
Costruzioni 1,2 1 1 1,1 1 0,9 1
Alberghi 1,2 0,8 1,1 1,1 0,8 1 1
Infrastrutture e servizi
Le aree rurali sono da tempo al centro di una rinnovata attenzione da parte dei ceti urbani,
attratti dalla ricerca di un contatto con i prodotti, i servizi ed i valori che questi territori
esprimono. Un interesse che spinge gli abitanti dei territori rurali a riconsiderare sotto una
nuova luce le risorse disponibili. Accanto a queste nuove tendenze convivono vecchie
problematiche, peraltro differenti area per area. Così, il processo di invecchiamento e di
spopolamento procede inesorabilmente. Altre volte, l’espandersi degli insediamenti civili e
produttivi tende a modificare i connotati dei territori. I comuni che registrano una certa
vivacità imprenditoriale acquistano anche popolazione e riescono così ad invertire la tendenza
allo spopolamento che caratterizza i comuni rurali. La dinamicità economica interessa, salvo
eccezioni, i comuni che si trovano nelle zone di pianura e nelle valli, i comuni che si trovano
lungo importanti vie di comunicazione stradale oppure i comuni limitrofi ai capoluoghi di
provincia. I comuni di montagna sono sostanzialmente estranei a questo processo. Le
eccezioni però ci dicono che l’isolamento fisico non necessariamente condanna alla
marginalizzazione economica e sociale. Esistono infatti esperienze puntiformi di dinamicità
economica e sociale anche nei comuni isolati dal punto di vista geografico che acquistano
anche popolazione. Pertanto, l’evoluzione di questi territori appare solo parzialmente
riconducibile all’esclusiva riorganizzazione dei sistemi produttivi vitali. Al contrario tra le
chiavi del successo per la vita delle aree rurali è la capacità di affrontare con attenzione i molti
problemi della vita quotidiana degli abitanti anche attraverso la dotazione di una adeguata rete
di servizi. Sviluppo delle strutture produttive e delle infrastrutture civili, quindi, rappresentano
le due gambe sulle quali può marciare l’evoluzione delle comunità rurali. D’altra parte la
dotazione di servizi alla popolazione disponibili sul territorio risulta importante per più
motivi: perché consente il permanere della popolazione, indipendentemente dal ciclo di vita in
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
75
cui essa si trova; perché consente di attrarre nuovi residenti necessari per invertire cicli
demografici negativi; non ultimo per favorire la creazione di nuova occupazione –specie
giovanile e femminile – nei contesti rurali e, quando possibile, riqualificare le attività
d’impresa – anche agricole – presenti.
Come conseguenza degli elementi descritti si evidenziano le seguenti evoluzioni: nelle aree
rurali lontane dai centri di insediamento, specialmente montane, si assiste ad un costante
indebolimento della struttura dei servizi, che finisce per ridurre il grado di inclusione di
queste popolazioni nei relativi contesti locali e regionali; nelle aree rurali più vicine ai centri
di insediamento urbano si assiste ad una inesorabile compromissione delle specificità culturali
anche attraverso l’organizzazione dei luoghi e dei paesaggi. L’obiettivo di generare inclusione
nelle aree rurali guarda alle risorse sociali ed ai servizi a sostegno della qualità della vita come
leva della promozione i risorse immateriali indispensabili per creare opportunità economiche.
Il modello di sviluppo delle aree rurali lega in maniera inscindibile l’organizzazione del
sistema produttivo a quello dell’organizzazione dei servizi. Il ritirarsi de i meccanismi di
solidarietà finanziaria nazionale porta a guarda re con nuova attenzione all’organizzazione del
sistema locale..
Da qui al 2010 vi sarà una interruzione della tendenza demografica storica, in quanto i piccoli
comuni diventeranno luoghi appetibili. Si assisterà ad un esodo dalle città a favore dei piccoli
centri che gravitano in un raggio di chilometri che consentirà il pendolarismo. Vi sarà un
saldo positivo della mobilità verso i piccoli centri. La popolazione aumenterà nelle zone
economicamente più dinamiche e diminuirà nei territorio più periferici. I prossimi anni
saranno caratterizzati dalla decadenza ei comuni montani e dei comuni poco connessi ai
grandi e medi centri e lontani dalle grande direttrici su cui continueranno a viaggiare cose,
persone, informazioni. Un fattore decisivo per le tendenze demografiche dei piccoli comuni
sarà dunque la mobilità e quindi l’evoluzione delle reti stradali e ferroviarie e telematiche.
Tuttavia, le aree rurali calabresi soffrono, in modo più accentuato rispetto agli altri comuni
calabresi, l’assenza o l’insufficienza della dotazione infrastrutturale (tecnologica, stradale,
ferroviaria ecc.) che li pone in una condizione di sostanziale isolamento dall’esterno. Per
quanto riguarda la società dell’ informazione uno dei maggiori problemi della Calabria è
rappresentato da una scarsa domanda da parte della popolazione e del tessuto produttivo per le
tecnologie e i servizi dell’ ICT. Il grado di diffusione di internet nelle famiglie è pari al
28,8% (Indicatore di obiettivo n. 32) a fronte di una media nazionale pari al 34,5%. Un
divario analogo si registra nell’utilizzo della rete telematica. La percentuale di famiglie che
dispone di connessioni in banda larga risulta pari in Calabria ad appena il 5,1% (Indicatore di
contesto n. 23)26, a fronte di valori medi nazionali e meridionali quasi allineati e pari
rispettivamente al 9,5% e al 9,4%.
La percentuale di adulti che partecipano ad attività di apprendimento permanente
(popolazione compresa tra i 25 e i 64 anni) in Calabria raggiunge un valore pari al 5,9%
(Indicatore di obiettivo n. 35) in linea con la media nazionale pari a 5,8%, che rappresenta
poco più della metà del dato medio europeo (10,2%).
La dotazione infrastrutturale stradale della Calabria è pari al 6% della dotazione nazionale, la
dotazione autostradale è superiore al mezzogiorno e lievemente inferiore alla media
nazionale; tuttavia il tasso di mortalità stradale per 1000 incidenti risulta superiore alla media
nazionale. La dotazione ferroviaria è superiore alla percentuale media del resto del Paese, ma
nonostante l’ndicatore della rete elettrificata risulta un segno di elevata tecnologia emerge un
ritardo strutturale della Regione. Nei Comuni interni si registra una insufficienza e in taluni
casi inadeguatezza delle infrastrutture viarie, per lo più provinciali e comunali. Le precarie
condizioni delle vie di comunicazione trasversali impediscono un’integrazione organica tra i
26 Per i baseline indicator n. 23, 32 e 35 è reperibile solo il dato a livello regionale.
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
76
Comuni costieri e quelli situati lungo le principali vie di comunicazione con quelli collinari e
montani.
Oltre alla diffusione delle infrastrutture, la qualità della vita nelle aree rurali si evince anche
dalla possibilità di accesso ad una serie di servizi essenziali. I servizi pubblici (scuole, sanità,
asili-nido, ecc.) hanno una scarsa dotazione strutturale. Il dato relativo alla presenza
disponibilità di aule scolastiche (per 1000 abitanti) negli istituti superiori evidenzia come, a
fronte di una media regionale di 2,8 aule ogni 1.000 abitanti, il gap tra aree urbane e rurali è
notevole. La differenza tra aree è ancora più evidente se ci riferiamo alla disponibilità di posti
letto ospedalieri (8/1000 nelle aree urbane contro una media di 4,4/1000 abitanti). La
percentuale di comuni calabresi che hanno attivato gli asili-nido (5,6%) è nettamente al di
sotto della media nazionale (30,5%) e di quella del mezzogiorno (15%). Il valore
dell’indicatore presenta una situazione nella realtà calabrese abbastanza critica. Tale criticità,
per quanto emerge nell’analisi di contesto relativa ad altri indicatori e divari infrastrutturali e
socio-economici tra aree rurali e aree urbane, potrebbe essere una spia di una ulteriore
marginalizzazione dell’infrastrutturazione sociale nelle aree rurali.
Indicatore di questa situazione di declino dei comuni rurali nella loro dotazione di servizi può
essere considerato quello relativo alle UL dei trasporti /1000 abitanti. Infatti, i comuni rurali
non soffrono di un particolare deficit nei trasporti rispetto ai grandi. E’ vero però che la
situazione nel tempo è peggiorata; dal 1971 l’indicatore ha subito una variazione in
diminuzione (-0,42) (indicatore obiettivo n. 33)27. I grandi comuni invece sono riusciti ad
invertire la tendenza alla diminuzione. Il segnale è quindi negativo. Indicatori maggiormente
in linea con quelli medi regionali per le aree rurali sono quelli relativi agli istituti di credito,
alla diffusione degli alberghi e delle associazioni economiche e culturali, tra cui musei e
biblioteche, più o meno omogeneamente distribuiti sul territorio.
Tabella 3.8 Sviluppo del settore terziario – UL Trasporti/1000 abitanti
Comuni < 5.000 abitanti 1971 1981 1991 2001
Regione 1,76 2,24 1,47 1,34
Cosenza 1,91 2,40 1,33 1,11
Catanzaro 1,82 2,49 1,36 1,65
Crotone 1,73 2,79 1,70 1,37
Vibo Valentia 1,52 2,18 1,27 1,30
Reggio Calabria 1,58 1,57 1,90 1,46
Comuni > 5.000 ab.
Regione 1,03 1,99 0,95 1,56
Cosenza 0,93 2,40 1,04 1,31
Catanzaro 1,29 1,70 0,94 1,40
Crotone 1,51 3,52 1,03 2,41
Vibo Valentia 1,06 1,87 0,97 1,54
Reggio Calabria 0,88 1,16 0,81 1,67
Fonte: elaborazioni INEA si dati Istat
Un dato positivo è quello riferito alle pari opportunità per le donne nell’accesso alle istituzioni
che risulta migliore nelle aree rurali. La creazione di servizi nelle aree rurali offre
l’opportunità di valorizzare le risorse di cui dispongono le comunità rurali. Da questo punto di
vista le risorse agricolo-rurali possono offrire un contributo alla creazione di un sistema di
protezione sociale nei contesti rurali. Il concetto di agricoltura multifunzionale può offrire una
27 Il dato è disponbile per provincia e per comuni al di sotto dei 5.000 abitanti. Tuttavia, esso può essere
considerato una buona proxy del dato relativo alle aree rurali tenendo conto della numerosità dei comuni al di
sotto dei 5.000 abitanti in tali aree.
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Calabria 2007-2013
77
risposta alla carenza di servizi nelle aree rurali. D’altra parte, considerando il settore non
agricolo nelle aree rurali si evince che la percentuale di agricoltori che esercitano altre attività
lucrative è elevata nelle aree rurali in ritardo di sviluppo (1,4%), mentre si riduce
notevolmente nelle aree rurali urbanizzate ad agricoltura intensiva (0,7%) (Indicatore di
obiettivo n. 27). Le criticità che ostacolano la creazione di opportunità per la diversificazione
del reddito derivante dall’attività agricola sono rappresentate da un lato dalla debolezza
strutturale della maggioranza delle aziende agricole calabresi in termini di capitale fisico ed
umano. La piccola dimensione si accompagna alla scarsa dotazione di capitale finanziario per
l’adeguamento dell’azienda agricola alle nuove funzioni che essa deve svolgere; essa
accompagnata all’invecchiamento dei conduttori agricoli crea un ostacolo determinante alla
creazione di imprese agricole multifunzionali.

Nessun commento:

Posta un commento