giovedì 26 marzo 2009

Cineteca della Calabria; Proseguono le proiezioni di “Opera a Sud”


Terzo appuntamento per Opera a sud, la rassegna sostenuta dall’ARDIS Catanzaro e organizzata dalla Cineteca della Calabria, con uno dei film di culto del ’68 cinematografico, questo “Il gatto Selvaggio” del regista Andrea Frezza, nativo di Laureana di Borrello (rc) che firma nel 1969 questo film caro a Gianni Amelio che fu assistente alla regia.
Al tema del velleitarismo, ma con altra misura, ci riporta anche Andrea Frezza con Il gatto selvaggio, che non è privo di implicazioni autobiografiche ma senza le trasposizioni e i manierismi cari a Bertolucci. La lezione di Godard si avverte nel modo di costruire il personaggio, Marco, la cui chiusa parabola interessa il regista come testimonianza di un possibile comportamento eccentrico e antagonistico al sistema, senza per questo caricarlo di significati più generali e tipici. Giovane rivoluzionario, in disaccordo con i compagni troppo riformisti, passa all'azione individuale eliminando persone che, secondo lui, sono nemici da abbattere. Attacco al sistema e alle sue maschere, non privo di sincerità e di lucidità critica, ha il suo merito, come interprete del ribellismo sessantottesco, nell'essere stato profetico nell'anticipare gli sbocchi funesti della lotta armata.
L'infrazione costante alle regole del gioco, la pratica del gesto individuale e un inflessibile moralismo temperato da una vena di ironica disponibilità sono le componenti di questo Laszlo Kovâcs riveduto e corretto attraverso la mediazione del movimento studentesco e dei gruppi "minoritari", nonché dello stesso Godard di Masculin féminin e de La cinese. Sarebbe davvero fuori luogo, per Frezza, l'accusa di mistificare o distorcere il senso delle lotte e della contestazione studentesca dal momento che l'interesse vero del regista è tutto rivolto all'agire di Marco che assume il senso e la dimensione di un "commando" rabbioso e disperato, di una sorta di guerriglia personale i cui obiettivi sono, però, abbastanza sintomatici: il grande intellettuale di sinistra perfettamente a suo agio nell'ordine esistente, la polizia che irrompe nell'università occupata, l'ufficiale americano che teorizza e pratica l'igiene del napalm, il giornalista televisivo manipolatore dei fatti e delle coscienze.
L'ossessività del protagonista, descritta con limpida fermezza di sguardo, è del resto corretta da una carica di vitalità che si esprime ora nei modi dell'autoironia ora in quelli del gioco liberatore come nella sequenza del "jeu de massacre", allegro e dissacrante, che Marco e la ragazza improvvisano nella villa patrizia. Gesto terroristico e vitalismo istintuale sono appunto le aperture, clamorose ma effimere, di un'impotenza e di una solitudine che chiudono il protagonista in un cerchio rigidamente determinato. E se è vero che il ritorno al "gruppo" e la parziale coscienza dei limiti del proprio anarchismo aprono una certa dialettica nel personaggio, essa resta sostanzialmente formale e inerte. Del resto, il senso della sua presenza, e delle intuizioni più pungenti del film, è proprio nella carica di eterogeneità, dissonanza e disarmonia che il protagonista oppone alla misura razionale e "politica" degli altri, dall'una e dall'altra parte della barricata.

Il Gatto selvaggio di Andrea Frezza sarà ospite giovedì 26 marzo ore 20,00 Via Fontana Vecchia Catanzaro

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